Una scena del film The Death of Stalin

Ai russi la “morte di Stalin" non fa ridere

Redazione

Mosca blocca la distribuzione nel paese della commedia del regista Iannucci “The death of Stalin”. A ottobre, quando era uscito nel Regno Unito, avevano parlato di “russofobia” 

I russi non potranno vedere il film “The Death of Stalin” (uscito in Italia con il titolo “Morto uno Stalin se ne fa un altro”). Almeno per ora. La decisione è stata presa dopo un'anteprima riservata alle istituzioni e ai vertici dell'industria cinematografica russa che, scrive la Bbc, non hanno gradito la satira del regista Armando Iannucci.

 

Non è una notizia inattesa. Già a ottobre, quando il film era uscito nel Regno Unito, avevamo scritto sul Foglio che, nonostante l'accoglienza entusiasta del pubblico e della critica d'oltremanica, da Mosca erano subito partite accuse di “russofobia”. Ora si è passati ai fatti.

   

   

Il film doveva uscire nella sale con il divieto ai minori di 18 anni, ma il ministro della Cultura ha informato il distributore che la licenza è stata ritirata. Non è chiaro se esistano ancora dei margini di trattativa. Parlando con il Guardian il regista Iannucci ha detto di essere fiducioso che il film possa ancora essere proiettato nei cinema (“Tutti i russi ai quali lo abbiamo fatto vedere, compresa la stampa russa, lo hanno apprezzato e dicono due cose: è divertente, ma è vero”). 

 

 

 

Il problema è che le istituzioni la pensano molto diversamente. Yelena Drapeko, vicepresidente della commissione per la Cultura del Parlamento, ha dichiarato alla Rbk di “non aver mai visto nulla di così disgustoso”. Yury Polyakov, membro del consiglio consultivo del ministero della Cultura, ha parlato di “guerra ideologica”.

  

Come se non bastasse a febbraio ricorre l'anniversario della vittoria russa contro la Germania nazista, nella battaglia di Stalingrado del 1943. Protagonista della battaglia il maresciallo Georgy Zhukov, che nella commedia di Iannucci viene interpretato da Jason Isaacs. La figlia del maresciallo Zhukov è uno dei 21 firmatari di una lettera aperta al ministro della Cultura, Vladimir Medinsky, che contiene lamentele contro il film, giudicato – a loro avviso – una parodia della storia del paese che denigra i russi che hanno combattuto i nazisti.

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