Eastwood contro il politicamente corretto
La “fortuna” di un grande regista e la nostra sfortuna di guardati a vista
In occasione dell’uscita del suo nuovo film sugli eroi americani che hanno disarmato un terrorista islamico su un treno dopo le stragi di Parigi, ieri Clint Eastwood ha detto: “Non sono mai cauto su quello che dico e sai perché, sono in giro da molto tempo, cosa possono farmi? L’era politicamente corretta in cui ci troviamo non sta facendo bene a nessuno. Sta indebolendo la società. Le persone non dovrebbero prendersi così seriamente. Sono fortunato di essere cresciuto in un’epoca in cui tutti scherzavano su tutto”. Ha ragione, il vecchio Clint. Ha ragione quando si dice “fortunato”, mentre noi guardati a vista abbiamo la sfortuna di vivere immerso in un bagno caldo di conformismo e di piagnisteo che sta erodendo common sense e bellezza.
E’ lo stesso regista di American Sniper, che non pochi liberal hanno tacciato di essere “guerrafondaio”, “razzista” e “islamofobico”, perché racconta la storia di un cecchino che fa fuori un terrorista islamico dietro l’altro in Iraq. E’ lo stesso Eastwood che ha parlato a una sedia vuota, quella di Barack Obama, durante una convention repubblicana, dandogli del ”fallito”. E’ lo stesso Eastwood che, quando divenne sindaco di Carmel negli anni Ottanta, la prima cosa che fece fu di rimettere in commercio i gelati, che i fighetti salutisti del nanny state avevano messo al bando. “Law, Order and Ice Cream”, fu il suo motto per vincere la corsa. E’ la coscienza sporca d’America. La migliore. Quella ancora in grado di raccontare i marines che disarmano a mani nude un jihadista.
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