Abolire il Cnel, dicono (pure) al Cnel

Redazione

    Sul Foglio di ieri, una interessante (e condivisibile) lettera:

     

    Al direttore - C’è un solo modo per salvare il Cnel, chiuderlo. Anche perché è palesemente superato il modello di tute- la e rappresentanza del lavoro e dei lavoratori, datori di lavoro e prestatori d’opera, che fino a oggi è servito nel sistema delle relazioni industriali e sindacali e che rappresentava la “golden share” di Villa Lubin, sede del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Il Cnel, o meglio l’articolo 99 della Costituzione, nasceva da un’intuizione a tutt’oggi ancora valida e cioè garantire un incontro costante e continuo tra capitale e lavoro e a metà del secolo scorso, questa garanzia poteva solo darla la Carta. In verità l’intuizione è ancora precedente e si esprimeva nella Camera dei Fasci e delle, appunto, Corporazioni, ma dopo vent’anni di regime difficilmente avrebbe retto in questa forma. Dunque, fatta salva l’idea, bisogna trovare un luogo dove esercitarla e il luogo già esiste: in sigla si chiama Ccnl, cioè Contratto collettivo nazionale di lavoro. Basta? No, perché oltre alle tutele già previste dal superato Statuto dei diritti dei lavoratori in termini di tutele generali del diritto, altre tutele vanno trasportate nei contratti collettivi di categoria, mentre la gestione del lavoro – con ampia facoltà di adattamento al mercato – deve essere sancita dalla contrattazione aziendale. Aziendale, non di secondo livello o decentrata, ma proprio aziendale. Dunque contratti certi ed esigibili e rappresentanza garantita solo per chi sottoscrive gli accordi. Niente di rivoluzionario, era semplicemente l’idea sulla quale si fondava, appunto, l’articolo 99 della Costituzione, ma che l’associativismo confindustrial-sindacale ha relegato alle varie ed eventuali, fidandosi fin troppo del consociativismo, della concertazione e delle identità di rappresentanza. Dunque l’articolo 99 è superato nei fatti. Se si vuole salvare una buona idea bisogna praticarla e non aspettare che altri che non siano i diretti interessati, lo facciano. E il governo? Beh, pensi a governare.

     

    di Valerio Gironi Portavoce del Presidente del Cnel