L'Unesco se la prende con le grandi navi. Venezia a rischio black list

"Serve una soluzione urgente e definitiva per allontanarle dalla laguna", dice l'organismo dell'Onu. Mentre l'ultima adottata dal Parlamento sarebbe "soltanto teorica"

L’Unesco ha lanciato un ultimatum a Venezia e al Parlamento italiano: se entro febbraio 2022 non verrà adottato un intervento concreto per “impedire totalmente” l’accesso delle grandi navi alla laguna, la città finirà nella black list dell’organismo dell’Onu. Uno smacco che non potrebbe passare inosservato. A oggi non c’è alcun patrimonio dell’umanità italiano nell’elenco dei 53 siti minacciati o in pericolo: in Europa si contano solo la città mercantile-marittima di Liverpool, il centro storico di Vienna e i monumenti medievali del Kosovo. Il Comitato mondiale del Patrimonio si riunirà dal 16 al 31 luglio per formalizzare la proposta.

Come si è arrivati a questo punto? Lo scorso maggio la Camera aveva convertito in legge il decreto precedentemente approvato dal governo Draghi: il provvedimento, culmine di un dibattito decennale, punta a spostare le grandi navi fuori dalla laguna di Venezia, istituendo un concorso di idee – da presentare entro il 29 giugno – per realizzare un terminal off-shore. L’Unesco l’ha definita una “soluzione soltanto teorica”. A giugno tre navi da crociera hanno infatti continuato a sfilare per la città. Questo perché la nuova legge non prevede un’alternativa temporanea diversa dallo status quo, in attesa del progetto definitivo. Che richiederebbe non meno di 5 anni. Troppi, ha detto l’Unesco.

 

Lo speciale del Foglio su Venezia:

 
 
 
 

Di più su questi argomenti: