La sentenza
Il Consiglio di stato: “Medici e infermieri non possono rifiutare di vaccinarsi”
Respinto il ricorso di un medico abruzzese contro la sospensione dal lavoro. Per palazzo Spada, non vaccinarsi non è solo contrario alla legge ma anche al giuramento di Ippocrate. Una sentenza della quale tenere conto in vista di eventuali allargamenti dell'obbligo ad altre categorie di lavoratori
Il personale sanitario “non può creare o aggravare il pericolo di contagio del paziente con cui entri in diretto contatto nell'esercizio della attività professionale”. Per cui, medici e infermieri non possono rifiutare di vaccinarsi. È quanto stabilito da una sentenza del Consiglio di stato emessa quest’oggi.
L’organo di giustizia amministrativa ha respinto il ricorso presentato da un medico abruzzese contro la sospensione dal lavoro per via del proprio rifiuto di sottoporsi alla somministrazione del vaccino anti-Covid. La scientificità delle prove portate dalla parte a suo sostegno “non era dimostrata”.
Con la sentenza, la corte ha fatto rispettare le disposizioni contenute nel giuramento di Ippocrate e nel decreto legge n. 44 del 1° aprile 2021, con cui si introdusse l’obbligo vaccinale anti-SarsCov2 per il personale medico, anche per via dell'altissimo rischio di contagio di tutti gli operatori in prima linea per curare i pazienti colpiti dal virus. Il numero di caduti in camice bianco dall'inizio della pandemia è spaventoso: 365 morti dal febbraio 2020 a oggi.
La sentenza di palazzo Spada è un precedente del quale bisognerà tenere conto in vista di eventuali allargamenti dell'obbligo vaccinale ad altre categorie di lavoratori, come immaginato per i dipendenti della pubblica amministrazione. Di questa ipotesi aveva parlato, tra gli altri, Giorgio Palù, prof. di virologia all'Università di Padova e membro del Cts. "Sarebbe auspicabile che almeno i dipendenti della pubblica amministrazione e le forze dell'ordine fossero obbligati a vaccinarsi essendo a stretto contatto con la popolazione”, aveva detto alla Stampa.