il provvedimento
Che cos'è la protezione speciale per i migranti che il governo vuole restringere
La Commissione affari costituzionali del Senato valuta oggi gli emendamenti al dl Cutro. È scontro con le opposizioni. Le regioni di centrosinistra dicono no al nuovo commissario all'immigrazione, Valerio Valenti
Dl 130/2020 è il nome proprio della protezione speciale. Quella prevista in varie forme e con vari nomi in 18 stati europei su 27 per chi non ha diritto all'asilo e non rientra nella protezione sussidiaria. Oggi le modifiche al dl del 2020 rientreranno nell'esame di un altro testo, il cosiddetto decreto Cutro, in Commissione affari costituzionali del Senato. Ma la mole di emendamenti complica l'esame in Commissione e la previsione è che il testo arrivi direttamente in Aula domani con il maxi emendamento del governo. La proposta che unisce i partiti di maggioranza prevede non l'eliminazione, bensì il forte ridimensionamento della protezione speciale. Oggi questa forma di tutela si applica ai migranti che arrivano in Italia nei casi di persecuzioni religiose, ricongiungimenti familiare, protezione per vittime di tratta o violenze, gravi motivi di salute. Ma per Matteo Salvini la protezione speciale non sarebbe "prevista a livello europeo ed è stata portata in Italia nel 2020 dal governo giallo-rosso".
In realtà, se è vero che il dl è stato introdotto durante il Conte II, è anche vero che la sua funzione era quella di sostituire la precedente protezione umanitaria, che era stata a sua volta cancellata dai decreti Sicurezza del Conte I, a guida giallo-verde, con Salvini al Viminale. Inoltre, protezioni complementari all'asilo e a quella sussidiaria esistono in 18 paesi europei, tra cui anche Grecia, Polonia, Ungheria, Germania, Francia e Austria. In Italia, come spiega oggi Repubblica, le protezioni speciali concesse sono il 40 per cento del totale delle richieste. E il nostro paese è uno di quelli con la percentuale di permessi negati più alta, diversamente da altri stati. Germania per prima, la quale con un cambio di paradigma sta volgendo la sua politica migratoria verso la ricerca di lavoratori che possano contribuire alla crescita economica del paese.
Si consuma su questo terreno, ma non solo, lo scontro tra maggioranza e opposizione. L'altra restrizione che introduce il decreto Cutro è quella di precludere il sistema Sai (Sistema accoglienza e integrazione) ai richiedenti asilo, e anche su questo le opposizioni promettono muro. La battaglia politica passa poi per la figura del nuovo commissiario delegato a gestire lo stato d'emergenza sull'immigrazione, nominato la settimana scorsa dal governo: il capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno, Valerio Valenti.
Nel secondo stato di emergenza sull'immigrazione della storia del nostro paese – il primo fu nel 2011 –, alcuni amministratori del territorio si dicono pronti a contrastare la linea del governo. Infatti, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Campania, tutte a guida centrosinistra, si sono rifiutate di firmare l'intesa per la delibera dello stato di emergenza. I presidenti di regione, così come sei sindaci dem (Manfredi di Napoli, Gualtieri di Roma, Nardella di Firenze, Lepore di Bologna, Sala di Milano e Lo Russo di Torino) vedono con preoccupazione la gestione emergenziale del fenomeno migratorio e l'accentramento nella figura di Valenti del coordinamento del sistema di accoglienza, tra hotspot, centri strutturali e quelli provvisori.