Il punto immigrazione
Naufragio in Grecia, non ci sono nuovi superstiti. Tutti gli aggiornamenti
Nove persone arrestate e accusate di traffico di esseri umani, mentre restano 78 i cadaveri ritrovati. Piantedosi: "L'obiettivo è lo stop alle partenze illegali". Ieri l'incontro fra Meloni e il premier maltese: "Serve adeguata difesa dei confini esterni"
Ventiquattr'ore dopo, non ci sono novità sul numero di morti e di superstiti nel naufragio del barcone che trasportava migranti al largo del Peloponneso, in Grecia, affondato nella notte fra martedì e mercoledì: rimangono 78 i cadaveri ritrovati e 104 le persone messe in salvo. A testimonianza della difficoltà dei soccorsi in mare, ma più in generale del clima di incertezza che permane attorno alla tragedia: innanzitutto sul numero di migranti presenti sull'imbarcazione, con le stime che vanno dalle 400 fino alle 750 persone e la possibilità che ci siano un centinaio di bambini nella stiva. A complicare infatti le operazioni di soccorso nonché i tentativi di ricostruzione dell'accaduto, è il sommarsi di diversi fattori avversi: la velocità con cui sarebbe affondata l'imbarcazione – in meno di 15 minuti, secondo alcune fonti – e la zona in cui è avvenuto il naufragio, una delle più profonde del Mediterraneo.
Per tutte queste ragioni, le possibilità di ritrovare altri sopravvissuti sono attualmente "minime", come ha affermato all'emittente nazionale Ert l'ammiraglio della guardia costiera greca in pensione Nikos Spanos. L'unico nuovo dato di cronaca finora a disposizione, è l'arresto di nove persone di nazionalità egiziana da parte delle autorità greche, sospettate di aver architettato il viaggio illegale di centinaia di persone dal porto di Tobruk, in Libia, verso l'Italia.
L'entità della tragedia in Grecia ha riportato l'immigrazione in cima alla discussione politica. Al di là dell'accertamento delle responsabilità – alle accuse da parte della ong Alarm Phone nei confronti della guardia costiera greca, questa risponde specificando che la nave ha negato ogni assistenza –, la gestione delle partenze e dei flussi migratori rimane un nodo che chiama in causa l'Europa nel suo complesso. Anche di questo hanno discusso ieri Giorgia Meloni e l'omologo maltese, Robert Abela: "Conveniamo sul fatto che sia necessaria un'adeguata difesa dei confini esterni", ha affermato la premier al termine del vertice. E però sul come sia possibile fermare un fenomeno di questa portata le risposte restano vaghe. Così come vaghe paiono le parole del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, che in un'intervista al quotidiano Domani dice che "L'obiettivo finale è quello di ridurre se non fermare le partenze irregolari, distinguendo chi ha diritto ad arrivare e chi no".
Ma, come detto, il nodo politico dell'immigrazione non può che avere – come dimostra anche il bilaterale di ieri – una dimensione europea. Il Parlamento europeo ha da poco dato il via libera al nuovo Patto su migrazione e asilo, approvato anche con i voti dell'Italia. Mentre proprio oggi, a quanto riporta la Stampa, si terrà un incontro in Commissione Ue per definire un quadro europeo "nella cooperazione in materia di ricerca e soccorso nel Mediterraneo". Garantendo, in questo modo, un iter condiviso da seguire nelle situazioni di emergenza. Ed evitando, per lo meno negli auspici, che tragedie come quella cui si sta assistendo in queste ore si possano ripetere.