Editoriali

Ai domiciliari la moglie e la suocera di Soumahoro. Le ragioni del gip

Redazione

Dalle indagini sarebbe emerso “un collaudato sistema fraudolento" e i soldi evasi sarebbero stati spesi in attività come ristoranti, gioiellerie o centri estetici

Il gip di Latina ha disposto gli arresti domiciliari per Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamatsindo, rispettivamente moglie e suocera del parlamentare Aboubakar Soumahoro, con le accuse di frode in pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale e autoriciclaggio. Gli arresti giungono a diversi mesi di distanza dall’indagine emersa lo scorso novembre sulle presunte irregolarità nella gestione delle cooperative che si occupavano dei migranti. La distanza tra i fatti oggetto delle indagini e gli arresti ha fatto storcere (giustamente) il naso a molti. Tuttavia, le considerazioni esposte dal giudice delle indagini preliminari sembrano escludere forzature sul piano procedurale.

 

Il principale motivo che ha spinto il gip all’arresto è il pericolo di inquinamento delle prove. Nonostante l’applicazione di misure cautelari interdittive (come il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione), nei mesi scorsi gli indagati avrebbero infatti continuato a portare avanti attività illecite e avrebbero anche cercato di distruggere prove a loro carico. Per quanto riguarda le accuse, dalle indagini sarebbe emerso “un collaudato sistema fraudolento fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti e altri costi inesistenti, adoperati dalla Karibu nelle dichiarazioni dal 2015 al 2019”.

   

Una struttura “delinquenziale organizzata a livello familiare che negli anni (almeno dal 2017 in poi) non ha fatto nient’altro rispetto all’attività criminale oggetto delle imputazioni”, si legge nell’ordinanza. Una parte dei fondi ricevuti dalle coop, circa mezzo milione di euro, è stata trasferita all’estero, in particolare in Ruanda, Belgio e Portogallo e reimpiegata in attività imprenditoriali estranee rispetto alle finalità di assistenza e gestione in Italia dei migranti e richiedenti asilo (ristoranti, gioiellerie, centri estetici, abbigliamento, negozi di cosmetica). Vedremo se le accuse reggeranno nelle successive fasi di giudizio, ma per il momento non c’è da gridare scandalo sugli arresti.

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