editoriali
La demagogia sulle morti sul lavoro. Per aumentare la sicurezza non servono più pene
La sicurezza sul lavoro non si garantisce aumentando le pene. Bisognerebbe percorrere altre strade, a partire dal “lavoro sicuro partecipativo” e da un piano che favorisca l'aggregazione delle microimprese edilizie prive di risorse da investire nella sicurezza
L’informativa a Palazzo Chigi del ministro del Lavoro Calderone conferma il problema molto serio di sicurezza sul lavoro nell’edilizia e costruzioni. Tra gli oltre 20 mila accessi degli ispettori di vigilanza nel 2023 alle imprese per verificare salute e sicurezza dei lavoratori, nell’edilizia il tasso riscontrato di irregolarità è stato del 76,4%, e dell’82,5% nei cantieri del superbonus. Tra le misure annunciate al prossimo Consiglio dei ministri, non solo il potenziamento degli ispettori del lavoro, ma la ripenalizzazione delle sanzioni in materia di appalto, subappalto e somministrazione illecita, l’interdizione fino a cinque anni dagli appalti pubblici, nonché nuove misure contro lavoro nero e irregolarità contributiva.
Vedremo i testi, ma tre cose si possono dire subito. L’aggravamento penale è la solita reazione giustizialista. Non ha mai prodotto grandi risultati, ma tant’è. Sarebbe meglio una svolta verso organismi paritetici impresa-lavoro in ogni azienda, per raccogliere segnalazioni dei lavoratori prima che gli incidenti si verificano. Il “lavoro sicuro partecipativo” è uno dei punti del decalogo lanciato dalla Cisl. La seconda e la terza osservazione vanno alla radice economica del guaio. Con i 300 miliardi di crediti garantiti dallo stato alle imprese senza criterio per diventare beneficiari abbiamo incoraggiato ancora una volta la frammentazione d’impresa che nell’edilizia è elevatissima. Nell’ultimo Rapporto Cresme se ne leggono le conseguenze: in edilizia e costruzioni il valore aggiunto medio è stato di 26 euro per ora lavorata, solo nel turismo è minore, nell’industria è di 36,5 euro. Migliaia di microimprese edilizie che vivono di subappalti non hanno risorse per investire né in tecnologie e macchinari avanzate, né in sicurezza. La politica dovrebbe incentivarne l’aggregazione. E per farlo bisognerebbe stabilire un piano graduale che elevi le soglie minime finanziarie e di fatturato, per poter concorrere ai lavori. Certo, così facendo si rischiano voti. Ma le vittime calano. Mentre la galera segue solo morti già avvenute.