editoriali
No a Israele, sì a Russia e Iran. Il vergognoso strabismo dell'Università di Torino
Quello torinese è il primo ateneo italiano a sospendere la collaborazione con le realtà accademiche israeliane. Stringono però accordi con l’Università delle religioni a Qom, la città santa sciita in Iran, pilastro del potere degli ayatollah. E con quella di Nizhny Novgorod
L’Università di Torino blocca il bando di collaborazione con Israele, primo ateneo italiano a sospendere la collaborazione con le realtà accademiche israeliane dopo che i collettivi studenteschi avevano interrotto la riunione del Senato accademico. “Considero preoccupante che si scelga di non partecipare al bando per la cooperazione scientifica con Israele” ha detto la premier Giorgia Meloni alla Camera.
L’associazione Setteottobre di Stefano Parisi ha lanciato un appello di accademici italiani, fra cui Ugo Volli, il semiologo che ha insegnato a lungo a Torino, contro la decisione dell’università.
A Torino devono essere affetti da strabismo morale: mentre chiudono a Israele, stringono accordi per il 2025 con l’Università delle religioni a Qom, la città santa sciita in Iran, pilastro del potere degli ayatollah di Ali Khamenei. E con la Lobachevsky State University di Nizhny Novgorod, in Russia.
Dunque boicottano le università dell’unica democrazia del medio oriente, università che sfornano premi Nobel, libertà di ricerca e innovazione tecnologica e scientifica uniche al mondo, e aprono a università espressioni o di regimi clericali omicidi o di autocrazie repressive. Così come alla Sapienza dopo il 7 ottobre gli studenti hanno bruciato (letteralmente) gli accordi con Israele, ma non quelli che i loro professori hanno firmato con l’Iran. Proprio a Roma è stato siglato l’accordo fra il rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio, e quello dell’Università dell’Iran, Mahmoud Nili Ahmadabadi. E poi l’accordo con il National Museum of Iran, due accordi con il Tehran Research Center e un protocollo con l’Università di Isfahan.
Dopo il 7 ottobre, gli ayatollah iraniani che tirano le fila di Hamas, Hezbollah e houthi, hanno detto di aver lanciato una “guerra di attrito” per “distruggere la civiltà occidentale”. Una guerra che stanno vincendo, a giudicare dalla decadenza morale delle nostre università, che in teoria dovrebbero essere i templi della cultura e della libertà occidentali.