Editoriali
Tutti i dubbi sul nuovo codice della strada approvato alla Camera
Perché la riforma voluta da Matteo Salvini si ispira più al modello Fleximan che ai dati di realtà
È passato alla Camera, con 163 voti a favore e 107 contrari, il ddl sul Codice della strada. Per il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, “è una bella giornata, perché il nuovo codice prevede più controlli, più educazione stradale, più rigore”. L’impostazione della riforma è abbastanza incoerente: fortemente repressiva da un lato, più lassista dall’altro. C’è ad esempio un inasprimento delle sanzioni per la guida sotto l’effetto di alcol (introducendo anche l’installazione dell’alcolock) e di stupefacenti, con un abbassamento della soglia che fa scattare la sanzione: non è più necessario essere in uno stato di alterazione psico-fisica ma basterà il risultato positivo al test. Aumentano le sanzioni pecuniarie e la durata del ritiro della patente per chi guida con il telefonino. Rischia fino a sette anni di carcere chi abbandona gli animali in strada, causando incidenti stradali con morti, feriti o lesioni personali gravi o gravissime.
Dall’altro lato, però, vengono allentate le regole sugli autovelox: saranno più difficili da installare, non potranno più essere collocati nelle aree con limiti di velocità sotto i 50 chilometri orari e non ci sarà il cumulo di multe in caso di più violazioni entro la stessa ora e su un tratto di strada che ricada nella competenza dello stesso comune. L’incoerenza di questo approccio deriva dal fatto che la velocità eccessiva è la principale causa di incidenti (per un pedone la probabilità di morire in uno scontro con un veicolo che viaggia a 50 km/h è sei volte superiore rispetto a un mezzo che viaggia a 30 km/h). È chiaro quindi che anche se un guidatore fa un incidente perché distratto dal telefonino, i danni sono inferiori se procede a velocità più contenuta. Ma Salvini, che evidentemente pensa di raccogliere alle europee i voti della corrente Fleximan, si è convinto che l’autovelox è di sinistra e la velocità di destra. Ma la realtà, i numeri e la sicurezza stradale non si fanno condizionare dalle preferenze ideologiche di un ministro.