editoriali

La tragedia di Casteldaccia e quelle regole da rispettare non da riscrivere

Redazione

Fermiamo la retorica per i morti sul lavoro e il gioco delle accuse sempre a posteriori. Serve l’antiretorica fatta di regole e controlli, non scritti in leggi astratte, ma calati nella realtà dei luoghi di lavoro

La nuova strage sul lavoro avvenuta ieri a Casteldaccia, vicino a Palermo, con modalità per cui ci sono, purtroppo, decine di precedenti, azzera il castello di comunicazione costruito attorno alla sicurezza, rende stridenti le scene con le finte bare portate in piazza, archivia dichiarazioni combattive e iniziative a caccia di consenso. Fermiamo la retorica, fermiamo il gioco delle accuse sempre a posteriori. Serve l’antiretorica fatta di regole e controlli, non scritti in leggi astratte, ma calati nella realtà dei luoghi di lavoro. Servono proteste, sì, ma serve ancora di più il tempismo delle proteste, magari tradotto in capacità di intervenire in anticipo, dando ai lavoratori e ai loro rappresentanti la possibilità di segnalare e anche di bloccare le attività rischiose.

 

La serie di gravissimi incidenti per esalazioni è lunga negli anni e i drammi sono molto simili tra loro. Non era richiesto a Casteldaccia un controllo complesso su rischi ingegneristici, come quello che avrebbe potuto evitare la strage avvenuta nel cantiere dell’Esselunga di Firenze, In questo caso sarebbe stata sufficiente l’imposizione delle regole di base della sicurezza, notissime e anche di relativa semplicità applicativa. La legge dice molto sull’individuazione dei responsabili della mancata sicurezza dopo che i drammi sono avvenuti, ma manca di effetti sostanziali nella fase dei controlli e nella prevenzione sul campo. Pochi giorni fa Sergio Mattarella ha parlato di sicurezza sul lavoro, era la vigilia del Primo maggio. “Non possiamo accettare lo stillicidio continuo delle morti provocate da incurie, da imprudenze, da rischi che non si dovevano correre”. Forse serve il massimo livello istituzionale per poter affermare le verità più semplici. Il programma di lavoro, anche per i sindacati, era già in quelle poche parole.