Editoriali
La lista nera di "sionisti" del Nuovo Pci è inaccettabile per un paese civile
Falce, martello e Hamas: additare al pubblico odio, fare nomi e cognomi, trasformare i giornalisti in carnefici, non deve essere ammissibile in un paese come il nostro
“Sviluppare la denuncia e la lotta contro organismi e agenti sionisti in Italia. La lotta contro organismi e agenti sionisti operanti in Italia è lotta sia per sostenere la resistenza del popolo palestinese sia per liberare il nostro paese dai gruppi imperialisti italiani e stranieri e in particolare dal protettorato USA-NATO!”. Firmato: “Nuovo Partito Comunista Italiano”. Segue una lista di nomi di aziende, personalità pubbliche (si va da John Elkann a Lotito, per dire la fantasia), giornalisti (anche il Foglio, sì), e accademici italiani accusati di essere servi di Israele, corresponsabili del “genocidio di Gaza”, criminali venduti.
Qualcosa contro questa gente si dovrà pur fare. Li aspettiamo sotto casa? Li inondiamo di minacce? I benpensanti continuano a dirci che una forte critica a Israele non è antisemitismo. Ma infrangere i tabù sembra essere diventata la norma e persino le liste nere di “sionisti” sono diventate socialmente accettabili. Affermeranno semplicemente che tutto ciò sta accadendo “a causa di Gaza”, vorranno far passare questo liquame di odio insulso per un “impegno”. No.
Additare al pubblico odio, fare nomi e cognomi, trasformare i giornalisti in carnefici, non deve essere ammissibile in un paese civile, per giunta nella surreale e sinistra congiunzione di falci e martelli e fondamentalisti islamici e in un paese come il nostro dove, in nome della stella a cinque punti, hanno ucciso non pochi accademici e giornalisti e sono fioccate molte minacce. Era ingenuo credere che certi testi e certi discorsi non potessero più essere diffusi in Italia. L’odio, in definitiva, crea dipendenza e coloro che ne sono dipendenti trovano sempre nuove ragioni per il loro odio. E l’antisemitismo, ha scritto qualcuno, è il più formidabile afrodisiaco.