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Editoriali

Landini si è intrappolato nella sua strategia di sciopero generale a oltranza

Redazione

Il segretario della Cgil vede Giorgetti, l'incontro è andato come era prevedibile: il Mef ha promesso poco o nulla perché le risorse sono scarse. Il leader sindacale, insoddisfatto, annuncia le ennesime mobilitazioni, ma questa prassi ormai si sta rivelando una trappola

L’incontro tra governo e sindacati è andato come era prevedibile. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha promesso poco o nulla, perché soldi non ce ne sono e per il governo è già complicato confermare i costosi sgravi contributivi per 11,6 milioni di lavoratori (circa l’80 per cento dei dipendenti) concessi lo scorso anno. Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha riproposto il suo elenco di richieste: salario minimo, legge sulla rappresentanza, superamento della Bossi-Fini... ma alla fine ha  espresso un giudizio severo sull’impostazione del governo che indica “per i prossimi sette anni politiche di austerità e sacrifici e tagli”, annunciando delle azioni:  “Su questa linea non siamo disponibili a stare a guardare”. Anche se la fatidica formula non è stata pronunciata, pare l’annuncio di uno sciopero generale. L’ennesimo. La Cgil e la Uil – non seguite su questo terreno dalla Cisl – hanno indetto uno sciopero generale già nel 2021 contro la manovra del governo Draghi. Hanno ovviamente fatto uno sciopero generale contro la prima manovra del governo Meloni nel 2022 e anche contro la seconda nel 2023, a cui è seguito un altro sciopero generale  ad aprile 2024.

Sebbene i salari siano cresciuti meno dell’inflazione, questo periodo post Covid è quello in cui il mercato del lavoro è scoppiato di salute: tasso di occupazione record, aumento della quota di lavoro a tempo indeterminato, diminuzione del precariato e del part-time. Inoltre c’è stato il più consistente taglio del cuneo fiscale degli ultimi decenni (tra sgravi e taglio dell’Irpef). Ma il problema è che lo sciopero generale, per Landini, è diventato un rito obbligatorio, che si ripete un po’ come le occupazioni nei licei. Ma questa prassi ormai si sta rivelando una trappola. Perché da un lato non indire l’ennesimo sciopero generale sembrerebbe o un segno di resa o un  appoggio indiretto a una manovra che concede meno di prima; dall’altro proseguire  su questa linea a oltranza, senza sbocchi né risultati, logora sia lo strumento dello sciopero sia la funzione del sindacato.

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