Il protocollo con l'Albania continua: a Shengjin arrivano altri otto migranti

Il governo porta avanti il patto sull'immigrazione con Tirana. Dopo che il tribunale di Roma ha fatto tornare i dodici uomini in Italia, la nave militare Libra ha portato altre otto persone in territorio albanese per fare esaminare le loro richieste d'asilo dalle Commissioni territoriali

Redazione
Video Ansa

Il governo italiano continua a seguire la linea tracciata dal protocollo con l'Albania sull'immigrazione. La nave della marina militare Libra, dopo due giorni di navigazione, è approdata per la seconda volta nel porto di Shengjin portando questa volta otto migranti: due provenienti dal Bangladesh e sei dall'Egitto. Al termine delle procedure di screening sanitarie e di identificazione – dopo quelle già svolte sulla Libra – i migranti saranno trasferiti con un pullman al campo di accoglienza di Gjader, dove sono stati allestiti un Cpr (144 posti), un penitenziario da 20 posti per chi compie reati e un centro di accoglienza per richiedenti asilo (da 880 posti). E' qui che i migranti attenderanno la risposta della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale,  che valuterà la loro richiesta d'asilo con la procedura accelerata prevista dall'accordo tra il governo italiano e quello di Tirana.

 

In caso di respingimento, interverrà la sezione immigrazione del tribunale di Roma, come è successo tre settimane fa. Anche in quel caso, i dodici migranti provenivano dal Bangladesh e dall'Egitto e i giudici romani hanno disposto il loro riaccompagnamento in Italia per poter svolgere le procedure ordinarie, a causa dell'impossibilità "di riconoscere come 'paesi sicuri' gli stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell’inapplicabilità della procedura di frontiera", come ha scritto in una nota stampa la presidente della sezione del Tribunale di Roma Luciana Sangiovanni.

 

 

Anche se il Bangldesh e l'Egitto rientravano nella lista dei paesi considerati sicuri dall'Italia, la decisione dei giudici si basa su quanto detto dalla Corte di giustizia europea lo scorso 4 ottobre che affermava come non fosse possibile considerare un paese "parzialmente" sicuro, come appunto il Bangladesh e l'Egitto. Dal momento che il diritto europeo era superiore al decreto interministeriale sui paesi sicuri, il governo ha adottato il 23 ottobre un decreto legge per rendere operativo l'accordo con l'Albania e per dare una normativa chiara alla magistratura.

 

Dall'approvazione del decreto, anche i tribunali di Bologna, Catania e Palermo, chiamati a esprimersi sulle richieste di asilo dei migranti, hanno portato i singoli casi davanti alla Corte di giustizia europea. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi si è espresso così: "Stiamo semplicemente anticipando un regolamento europeo che ci chiede ottomila posti per il trattenimento e l'accoglienza di migranti". "Propaganda politica" attacca invece Angelo Bonelli di Alleanza verdi e sinistra.