
Foto LaPresse
editoriali
Ultima generazione, penultima priorità
Gli ecoattivisti protestano a Roma anziché in Sardegna dove si blocca il green
Ieri i giovani di Ultima generazione hanno fatto l’ennesima sortita, tirando frutta e verdura marce sulla scala della Camera dei deputati. La manifestazione è stata pacifica e non ha messo a repentaglio preziose opere d’arte, quindi rientra nel diritto di esprimere la propria opinione, seppure in modo folkloristico. Questa volta, quindi, sono fuori luogo gli attacchi dei partiti di maggioranza che hanno parlato di “atto deplorevole” o “inaccettabile”.
Più che i metodi, vale la pena discutere del merito. I manifestanti hanno spiegato che “la spesa ormai costa troppo per chi compra e allo stesso tempo agli agricoltori arrivano le briciole”. Di conseguenza, occorre “garantire un giusto prezzo al cibo, equo per chi compra e per chi produce e di far pagare i responsabili” prelevando “gli extraprofitti dei reali responsabili della crisi attuale”. Non si capisce non si capisce se, secondo Ug, i prezzi sono troppo alti o troppo bassi e non è chiaro in che modo un intervento statale sui prezzi dei beni alimentari – che in teoria pure rientra nelle corde del ministro delle Imprese Adolfo Urso – possa risolvere la crisi climatica. Non si capisce se la Gdo abbia responsabilità specifiche né dove stiano i presunti extraprofitti e neppure quale sia la richiesta concreta al Parlamento: la filiera alimentare è già strettamente controllata, con tanto di sussidi agli agricoltori e vincoli per la Gdo.
Ma sopratutto si fa fatica a comprendere l’ordine di priorità di Ug: si scaglia continuamente contro governo e Parlamento, ignorando che le lungaggini nell’installazione delle fonti rinnovabili (queste sì utili a tagliare le emissioni) dipendono principalmente dalle regioni. Sono loro che non definiscono le aree idonee per installarle, oppure lo fanno in modo iper-restrittivo, a partire dalla Sardegna, la prima a darsi una disciplina che impedisce la realizzazione di eolico e fotovoltaico su oltre il 99 per cento del suo territorio. Invece di tirare i pomodori alla Camera, non sarebbe meglio protestare, altrettanto pacificamente, a Cagliari?