
(Ansa)
il piano italo-albanese
Rinviato il primo trasferimento di 40 migranti nel nuovo Cpr in Albania
Problemi nella selezione dei profili idonei e tensioni nei centri italiani rallentano l’accordo con Tirana. Sul campo, Ong e opposizione denunciano mancanza di trasparenza e impreparazione
Era previsto oggi il trasferimento dei primi 40 migranti dai Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) italiani al centro di Gjader, in Albania. Ma l'operazione è stata rinviata all'ultimo e il piano del Viminale ha subito un ulteriore stop. Le principali cause sono state i disordini interni scoppiati in alcuni di questi centri e la selezione dei soggetti da trasferire, che si è rivelata più difficile del previsto. Si cercano, infatti, persone considerate “a rischio sociale” e prossime al rimpatrio, ma prive di fragilità psichiche o sanitarie che impedirebbero il trasferimento.
Il piano promosso dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, mira a esternalizzare parte della gestione dei migranti in attesa di espulsione, inviandoli in strutture situate sul territorio albanese ma gestite secondo standard italiani. Il centro di Gjader, riconvertito ufficialmente in struttura per il rimpatrio con un decreto del 28 marzo, fa parte dell'accordo tra Italia e Albania siglato a ottobre 2023. L’intesa prevede l’uso di due strutture albanesi per la detenzione temporanea di migranti, uno a Shengjjin, per lo sbarco e i controlli iniziali, e uno a Gjader, per il trattenimento vero e proprio. Il costo stimato dell’intera operazione è di 653 milioni di euro in cinque anni, a carico dell’Italia. Il ministro dell’Interno Piantedosi aveva annunciato che i primi trasferimenti sarebbero avvenuti entro sette-dieci giorni dal 31 marzo, ma la macchina organizzativa si è rivelata più lenta e complessa del previsto.
Non sono mancate le critiche da rappresentanti dell'opposizione e da organizzazioni umanitarie. La deputata del Pd, Rachele Scarpa, dopo una visita al centro, ha denunciato l’assenza di protocolli sanitari chiari, la scarsità di mediatori culturali adeguati e la mancanza di trasparenza sull’identità dei migranti coinvolti. "La notizia è che una parlamentare dell’opposizione deve recarsi fino a qua per rendersi conto che nemmeno l’ente gestore sa che cosa accadrà nelle prossime 24 ore", ha detto Scarpa, dopo un’ora di colloquio con i responsabili dell’ente gestore del centro di Gjader, la cooperativa Medihospes.