Intolleranti con i tolleranti
Sulla prima pagina della Stampa di ieri, il quotidiano di Torino diretto da Maurizio Molinari, c’era il seguente titolo a corredo di un articolo sull’immigrazione clandestina: “Ricerca americana: cresce l’intolleranza”. A pagina due e tre un titolo già di molto diverso: “Anche in Italia aumenta la paura: ‘I rifugiati portano il terrorismo, sono un peso e commettono reati’”. Il contenuto dell’articolo riferiva di uno studio del Pew research center, pensatoio americano, sulla percezione dei cittadini europei rispetto al flusso dei nuovi arrivati. Lo studio parla di una “opinione negativa” che si sta diffondendo nei paesi europei, con l’Italia al fianco di Grecia, Polonia Ungheria in cima alla lista: nel nostro paese il 69 per cento degli intervistati ha “un’opinione negativa” degli islamici. Di “intolleranza” non parla il Pew research center, né tantomeno il testo dell’articolo della Stampa. L’“intolleranza” è buona al massimo per un titolo allarmistico, ma è cosa ben diversa da “un’opinione negativa” che si starebbe diffondendo. Quest’ultima può certo nutrirsi di esagerazioni e semplificazioni, ma non sfocia – nel nostro paese – in intolleranza. In Italia, per dire, giornali e televisioni sono tutt’altro che portatori di messaggi d’odio per la comunità islamica; nei nostri confini non assistiamo a un’ondata di minacce ai luoghi di culto, di attacchi fisici alle persone di fede diversa o a una discriminazione sistematica e conclamata nei luoghi di aggregazione pubblici o privati.
Per tenere alta la guardia rispetto a eventuali degenerazioni, tutto è lecito, tranne la mostrificazione di chi nutra “paura” rispetto al rafforzamento dell’afflusso di immigrati. Che un’opinione negativa verso cittadini e immigrati islamici si sia diffusa non è nemmeno così difficile da comprendere: solo nell’ultimo anno, per dire, i media hanno riportato la notizia di centinaia di europei assassinati in nome di Allah (dalla redazione di Charlie Hebdo al supermercato kosher di Parigi, dal caffè di Copenaghen al Bataclan, passando per l’eccidio di Nizza, senza contare gli obiettivi europei all’estero). Dire parole di verità su questa carneficina può aiutare a non fare di tutta l’erba un fascio. Del tutto diverso, e profondamente errato, è pensare di poter sgonfiare quelle che vengono bollate come “paure irrazionali” dei cittadini con un atteggiamento parimenti irrazionale, cioè la mostrificazione di ogni critica rispetto alle attuali politiche migratorie, magari etichettando tali critiche di volta in volta come “insensate”, “razziste” o “intolleranti”.
generazione ansiosa