Xylella, dietrofront dei pm
La saga della Xylella si arricchisce di un nuovo avvincente capitolo: il procuratore capo di Lecce Cataldo Motta ha revocato il sequestro degli ulivi che impediva l’abbattimento delle piante e l’attuazione del piano di emergenza per bloccare l’avanzata dell’epidemia che sta mettendo in ginocchio l’olivicoltura pugliese. Per Motta le piante stanno guarendo: basta fare una potatura e dare acqua, tanta acqua. Quella del magistrato è una valutazione fatta “a occhio”. Poco prima del passo indietro sul sequestro, la procura aveva chiesto altri 6 mesi d’indagine, due atti apparentemente contraddittori, ma forse coerenti se la linea di fondo è che gli inquirenti ci hanno capito poco o nulla. La situazione quindi non è seria, ma purtroppo è grave.
La Commissione europea ha inviato all’Italia una lettera di messa in mora per inadempienza rispetto alle misure di eradicazione, chiedendo al governo una risposta entro 30 giorni, anziché i consueti 60. Questo vuol dire che l’Italia rischia di pagare una multa salata, ma soprattutto che gli stati europei potranno bloccare l’import dal nostro paese, con un danno enorme al settore florovivaistico. Il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha già chiesto alla regione Puglia di agire, ma il presidente Michele Emiliano, dopo aver delegato per mesi il suo pensiero alla volontà della procura, non ha un piano. Così il procuratore Motta gli ha passato il cerino in mano: “Ora la regione non può più difendersi dietro il decreto di sequestro”. E’ un gioco pericoloso, che ha già prodotto molti danni, ma non è ancora finito.