Se la cannabis la legalizza il poliziotto
Ieri sono stati identificati e denunciati quattro energumeni No Borders ritenuti autori di scritte ingiuriose contro il poliziotto Diego Turra, morto d’infarto in servizio il 6 agosto a Ventimiglia. Un’indagine sollecitata, tra gli altri, dai sindacati di polizia a tutela del proprio lavoro e dignità. I sindacati servono per questo. Qualche dubbio in più suscita il fatto che il sindacato di polizia intervenga per suggerire quali leggi si dovrebbero fare. Felice Romano, segretario nazionale del Siulp, il principale sindacato di polizia, ha rilasciato un’intervista alla Stampa in cui chiede la legalizzazione della cannabis. Spiega che a fronte del “massiccio impegno di risorse spese, non c’è stato nessun effetto poliziesco-giudiziario, per non parlare della necessità di tutelare i più giovani e la loro salute”, se non uno, “rovinare la vita di un giovane a causa di ripercussioni che neanche immaginava”.
Si dice pertanto “favorevole alla distribuzione dei derivati della cannabis in centri controllati, a soggetti maggiorenni”. (Ha incassato molti applausi, che di solito mancano quando i sindacati dei poliziotti difendono se stessi). Ovviamente ogni cittadino ha diritto a pensare ciò che vuole e di dirlo, con i caveat di regole e di buonsenso determinati dal ruolo pubblico o istituzionale che ricopre. Non fanno già abbastanza danni i magistrati che pretendono di dettare (o cassare) le leggi? Romano conclude: “Nelle forze di polizia c’è sensibilità, ma prevale ancora uno spirito consevatore. Questo spesso perché in Italia siamo spesso governati da un falso moralismo”. Toh, pensavamo di essere governati dalle leggi, le quali vengono osservate e difese dagli uomini in divisa, quelli “usi a obbedir tacendo”.
Politicamente corretto e panettone
L'immancabile ritorno di “Una poltrona per due” risveglia i wokisti indignati
Una luce dietro il rischio