Gorino e le pacifiche barricate contro l'Europa
Angelino Alfano ha torto: non è vero, come dice in riferimento agli abitanti di Gorino, che “questa non è l’Italia”. Se una popolazione pacifica del ferrarese arriva a fare le barricate contro l’arrivo di una ventina di immigrati bisogna domandarsi cosa l’abbia spinta a tanta esasperazione.
Sullo sfondo c’è la vicenda dello standard delle vongole, imposto dall’Europa e che ha rovinato l’attività principale di quei pescatori. Solo pochi giorni fa, il calibro minimo di questi molluschi è stato portato da 25 a 23 millimetri, ma per anni l’alto Adriatico – dove le vongole non crescono ai ritmi richiesti da Bruxelles – è stato penalizzato. A una popolazione già ferita dalle decisioni burocratiche, la requisizione dell’ostello locale, ordinata dal prefetto per ospitare i profughi, è apparsa una provocazione. I prefetti devono gestire la collocazione degli immigrati secondo princìpi numerici, quindi fanno gli affittacamere.
A mancare è una politica dell’integrazione che studi la collocazione dei migranti in base alle possibilità di dare loro un futuro e una funzione utili per la società. Per farlo, ci vuole una ricerca di collaborazione: amministrazioni locali, sistema scolastico, associazioni di volontariato. Una operazione puramente burocratica finisce per essere letta come autoritaria e, in ultima istanza, inefficace. L’Italia, non solo Gorino, fatica a sopportare una gestione come questa di problemi come quello dell’immigrazione. I segni di rivolta popolare, prima di essere demonizzati, dovrebbero essere ascoltati attentamente da chi governa.
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