Odio di palma
Se c’è una cosa che fa paura quasi quanto il terrorismo, che sui consumatori ha lo stesso effetto della kryptonite su Superman, questa è l’olio di palma. Non si sa bene per quale motivo, il grasso vegetale è diventato oggetto di battage mediatico-scandalistico, boicottaggio, campagne allarmistiche su potenziali rischi per la salute e addirittura mozioni parlamentari, regionali e persino comunali per la messa al bando. L’olio di palma è stato accusato di ogni nefandezza: causa malattie cardiovascolari, il diabete, è pericoloso per i bambini, distrugge le foreste, uccide gli oranghi. L’ondata di disinformazione terroristica ha fomentato le ansie dei consumatori e creato una fobia ingiustificata, che ha costretto gran parte dell’industria alimentare a eliminare questo grasso dalle proprie ricette per sostituirlo con altri, in attesa della prossima moda di demonizzazione alimentare.
C’è chi però come Ferrero, forte di una reputazione conquistata in 70 anni di storia, non ha voluto soccombere a questa specie di delirio collettivo che ha colpito l’Italia. L’azienda della Nutella non si piega al ricatto e rivendica apertamente l’uso dell’olio di palma, sostenibile anche a livello ambientale. Non solo questo grasso vegetale ha caratteristiche peculiari come la consistenza, la neutralità del gusto e la capacità d’allungare la conservazione, non solo non c’è alcuno studio che dimostri che l’acido palmitico (lo stesso contenuto in grande quantità nel latte materno) faccia male alla salute, ma l’olio di palma ha permesso di superare l’uso dei grassi idrogenati, quelli sì dannosi. Oltre al merito, la Ferrero dà anche una lezione di metodo: non si cede alle campagne d’odio.