"Prove inadeguate" e teste inaffidabile. Dopo un anno le motivazioni dell'assoluzione di Mannino
"Elementi inadeguati" contro l'ex ministro della Dc. Massimo Ciancimino considerato dal gup Petruzzella inaffidabile, le sue testimonianze "farraginose" e il papello che doveva provare l'esistenza della Trattativa "una grossolana manipolazione".
Prove "inadeguate" e "suggestiva circolarità probatoria", soprattutto "interpretazioni di colpevolezza indimostrate". Insomma, le motivazioni depositate dal gup Marina Petruzzella della sentenza che ha assolto il 3 ottobre del 2015 l'ex ministro Dc Calogero Mannino dall'accusa di essere stato il fulcro della cosiddetta trattativa tra stato e mafia, stabiliscono che "gli elementi indiziari per affermare che vi fu da parte sua il genere di interferenza di cui è accusato risultano non adeguati". Proprio pochi giorni fa Giuseppe Sottile aveva fatto notare su queste colonne il ritardo di oltre un anno nel deposito delle motivazioni. "Non è un dettaglio da poco: primo, perché i motivi di una sentenza si scrivono abitualmente entro i novanta giorni; secondo, perché se il giudice non spiega le ragioni della sua scelta si preclude sia all’accusa che alla difesa la possibilità di presentare appello".
Nelle oltre 500 pagine depositate dal gup emerge oltre all'innocenza di Calogero Mannino anche la pochezza e l'inaffidabilità del superteste dell'accusa. Le dichiarazioni di Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, sono state considerate "farraginose" dai giudici e il papello che doveva provare l'esistenza della Trattativa "una grossolana manipolazione".
Così scrive il gup Petruzzella:
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