Pier Paolo Pasolini (foto di Wikipedia)

Delitto Pasolini: un dna può riaprire il caso

Redazione
“Sulla scena dell'omicidio c'era almeno un'altra persona”, dice il legale del cugino dello scrittore.

Sono passati 41 anni esatti dalla morte di Pier Paolo Pasolini. Per l'omicidio venne condannato l'allora 17enne Pino Pelosi. E adesso quel delitto commesso all'idroscalo di Ostia torna sotto la lente della procura di Roma. Stefano Maccioni, legale di Guido Mazzoni, cugino dello scrittore, ha presentato un'istanza per la riapertura delle indagini: l'avvocato chiede accertamenti sul dna ricavato da una macchia trovata su un maglione indossato da Pelosi.

 

“È una traccia biologica evidente che certifica la presenza quella notte di un terzo uomo oltre allo scrittore e Pino Pelosi, l’unico condannato”, spiega Stefano Maccioni, come si legge sul Fatto quotidiano. Il legale fa riferimento alla genetista forense Marina Baldi: “La nostra genetista ci dice che su una maglia di lana che indossava Pelosi ci sono due dna, quello del soggetto Ignoto 2 misto al codice genetico di Pasolini e un altro ricavato da una macchia ematica appartenente a un soggetto Ignoto 3. Ciò significa che sulla scena dell'omicidio c'era almeno un'altra persona”, rileva Maccioni.

 

Negli anni diversi testimoni hanno raccontato che Pasolini e Pelosi non erano soli la notte tra l'1 e il 2 novembre 1975. Si tratta di rivelazioni che mettono in dubbio la tesi dell'omicidio dovuto a una presunta lite per apparenti pretese sessuali dello scrittore negate da Pelosi. In sede giudiziaria, però, questa tesi non ha mai preso quota. Lo stesso Pelosi, reo confesso, a 30 anni dalla morte di Pasolini ritrattò tutto, anche se in modo contraddittorio
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