L'Unhcr parla di 239 migranti dispersi al largo della Libia
Sarebbero 239 le vittime dell'ultima strage nel Mediterraneo, ieri, quando sono stati salvati ventinove migranti e recuperati dodici cadaveri da un gommone semi-affondato, 25 miglia a nord delle coste libiche. La cifra la fornisce la portavoce dell'Unhcr, Carlotta Sami, che ha raccolto a Lampedusa la testimonianza di alcuni superstiti che hanno riferito di due naufragi. "I superstiti parlano di due nuovi naufragi. Mancano almeno 239 persone", afferma.
Secondo l'agenzia Onu, il 2016 sarà "l'anno in cui si registrerà il più alto numero di morti tra i rifugiati e i migranti che attraversano il Mediterraneo. Fino al 23 ottobre sono state registrate 3.740 morti in mare, poco meno del numero totale delle vittime registrate nel 2015, pari a 3.771. Ciò che preoccupa, sottolineano Unhcr e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), è che mentre il numero delle traversate è diminuito in maniera sostanziale - circa 300 mila quest''anno rispetto a più di un milione del 2015 - il numero delle vittime è in aumento. Ciò è dovuto in particolare all'utilizzo di rotte più pericolose, effettuate spesso in cattive condizioni atmosferiche, e alla nuova tattica utilizzata dai trafficanti, che sovraccaricano le imbarcazioni, rallentando il lavoro dei soccorritori.
Giovedì Amnesty International ha presentato un rapporto sul trattamento dei migranti negli hotspot italiani, accusando le autorità di torture nei confronti degli immigrati. La Commissione europea ha risosto dicendo di non essere a conoscenza delle gravi violazioni dei diritti umani né dei principi fondamentali dell'Ue in Italia nella gestione dei centri di prima accoglienza e registrazione per i migranti, denunciate dall'ong. Questo non significa, ha chiarito la portavoce del Commissario per l'Immigrazione, Natasha Bertaud, che Bruxelles non prenda sul serio le accuse contenute nel rapporto che Amnesty ha diffuso. Piuttosto, la Commissione non ha ricevuto rapporti su questi eventi da parte delle agenzie Ue presenti sul territorio, e ha sempre considerato come prioritario "il pieno rispetto delle regole europee e internazionali, in particolare una forte salvaguardia dei diritti fondamentali e un uso proporzionato della forza, ma anche il principio di non respingimento e il divieto di espulsioni collettive. Detto questo, "prenderemo tutte le accuse seriamente, e lavoreremo con le autorità italiane" per chiarire la situazione, ha concluso.