Pianificare la città del futuro. Come l'innovazione ridisegna le metropoli (suggerimenti per Raggi)
Il 30 novembre sarà presentata la ricerca sulle città europee. All’appello manca Roma
Roma. Con la crescita dell’urbanizzazione, il problema della pianificazione delle “città del futuro” è al centro di studi e ricerche commissionati dai grandi centri abitati, che vogliono creare una visione strategica del proprio futuro. La ricerca World Cities Vision 2030-2050 sta catalogando queste visioni del futuro e all’Assemblea dell’Acer del 30 novembre sarà presentata la parte relativa alle città europee.
La ricerca ha notato che le grandi tematiche che le città prendono in analisi sono il rapporto con la rivoluzione tecnologica e lo sfruttamento dell’innovazione per creare le cosiddette smart cities, la sostenibilità ambientale – con un maggior rilievo dato a standard urbani che abbinano alberi a edifici, i nuovi equilibri sociali disegnati dalla crisi che hanno portato all’erosione della classe media e la necessità di offrire infrastrutture adeguate alla popolazione in rapido cambiamento. Nonostante quanto si possa credere, l’urbanizzazione non è un fenomeno esclusivo dei paesi in via di sviluppo, ma coinvolgerà anche quasi tutte le città principali dei paesi sviluppati. Questi centri vedranno incrementi della popolazione, infrastrutture e industrie, provocando il più alto salto di scala nella dotazione di capitale fisso edilizio della storia.
Fonte: Cresme, World cities vision 2030-2050
“Si stima che dal 2015 al 2025 la popolazione urbanizzata al mondo crescerà di 65 milioni di abitanti l’anno”, si legge nella ricerca. Secondo l’Onu, il 96 per cento delle città europee con oltre 300.000 abitanti è destinato a crescere demograficamente nei prossimi 15 anni. La crescita ha per protagoniste in primo luogo, come nell’Ottocento, le città capitali. Questo incremento della domanda di spazi abitativi nelle città innescherà una notevole competizione, in cui risulteranno vincenti le città che riusciranno a offrire una visione chiara del futuro, a offrire lavoro e condizioni di vita dignitose. In sostanza, le città che meglio programmeranno il loro futuro godranno di benefici maggiori fra 20/30 anni. Le città che non si dedicheranno a questa pianificazione, e sono numerose in Italia, si vedranno superate.
Tutti i progetti attualmente allo studio hanno cinque elementi comuni: sono piani espansivi sul piano demografico, si preparano a sfruttare la digitalizzazione, migliorano le città dal punto di vista ecologico e riducono i rischi di carattere idrogeologico, prevedono investimenti per un miglioramento di edifici e infrastrutture, riflettono sulla forma che assumerà l’architettura del futuro. La ricerca nota come “i numeri in gioco sono sorprendenti: sia in termini economici che di volumetrie. La ‘città del futuro prossimo’ è frutto di una pesante trasformazione e anche di ampliamento: nuove reti metropolitane, nuove opere del genio civile, nuovi edifici residenziali, nuovi edifici non residenziali, nuovi parchi urbani, nuovi orti urbani (…) La visione e le dinamiche di crescita disegnano anche una nuova stagione organizzativa delle metropoli e delle grandi città europee e delle economie avanzate, basate sulle connessioni, su nuovi rapporti tra pubblico e privato, presuppongono conoscenza ed efficienza organizzativa. Le città disegnano il loro futuro e poi attuano i cambiamenti per ampi pezzi di città, sviluppando modelli gestionali e di partnership innovativi”.
Anche nei paesi in via di sviluppo s’è osservato come la pianificazione sia eccezionale, pur non essendo priva di contraddizioni. L’importanza che quasi tutte le metropoli del mondo stanno dedicando alla questione stride con l’assenza di Roma, che al momento non ha alcun piano o dibattito in corso sull’argomento.
Politicamente corretto e panettone
L'immancabile ritorno di “Una poltrona per due” risveglia i wokisti indignati
Una luce dietro il rischio