Mediaset & simpatia
Il “Patto dell’Ariston”, Bolloré e quella tv finalmente “una di noi”
Lontani i tempi in cui gli accordi sottobanco tra opposti politici venivano anticipati da provetti giornalisti parlamentari, lontani i tempi in cui le linee guida sui destini della nazione venivano saettati dai chirurgici tuìt di Matteo Renzi. Lo Spirito del tempo mette in copertina che per capire qualcosa del futuro del fu patto del Nazareno, o addirittura di quell’ingombrante e mai troppo amato player della vita nazionale che è Mediaset, ci si debba rivolgere al settimanale Chi del bravo cerimoniere Signorini, e attendere trepidanti la conferenza stampa sanremese di oggi, in cui si svelerà, pare, se il “Patto dell’Ariston” esiste davvero. Se insomma Maria De Filippi condurrà davvero, con deroga aziendale e nihil obstat di Pier Silvio, la Kermesse della Nazione. Come anticipato dal settimanale, con servizio subito ribattezzato “fake”: è il pop, bellezza.
Lontani sono anche i tempi in cui ogni pronunciamiento dell’Antitrust che riguardasse Mediaset incuteva terrore (ad Arcore). Oggi le micragnose analisi sui “rischi” derivanti “dai legami tra operatori di rete e fornitori di contenuti” lasciano più altro basìti: quei legami sono il futuro, l’Antitrust puzza di passato. Più interessante è, semmai, capire che gioco voglia giocare, in questa liaison dangereuse mediatica, lo straniero Bolloré. Ma lontani sono anche i tempi in cui i più l’avrebbero salutato come l’angelo sterminatore. Oggi c’è una diffusa e inedita, ma non per questo spiacevole, simpatia per i destini della tv del Cavaliere. E la festosa aria d’intrigo con cui la massima trasmissione Rai si accinge a farsi passerella (farsi concava e convessa, avrebbe detto qualcuno) per la Queen Mary del Biscione, la dice più lunga della politica. Forse.
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