Slavina all'hotel Rigopiano, la procura interrompe il processo mediatico ai soccorsi
Il procuratore aggiunto Tedeschini ammette "disfunzioni" e "ritardi" nel recepire l'allarme ma avverte: "Il nesso causale con quanto accaduto è tutto da dimostrare"
La tragedia dell'hotel Rigopiano poteva essere evitata? Mentre i soccorritori continuano a scavare tra la neve e le macerie alla ricerca dei 23 ospiti dell'albergo ancora dispersi, la procura di Pescara prova a fermare il processo sommario che, da alcuni giorni, si sta celebrando sulle pagine dei quotidiani.
Sul banco degli imputati, ovviamente, le istituzioni che, a detta di molti, avrebbero sottovaluto l'allarme lanciato da chi si trovava nella struttura, ritardando l'evacuazione. Per il procuratore aggiunto Cristina Tedeschini è "un fatto registrato" che ci siano state "una serie di disfunzioni e magari ritardi da parte della sala operativa nel recepire" l'allarme. Tuttavia "che questa incomprensione, sottovalutazione o ritardo possa aver avuto" impatto sulle conseguenze è "da dimostrare". Anche perché, prosegue, al di là di ogni valutazione si parla "al massimo di un'ora" di differenza e "avete visto quanto tempo ci vuole per arrivare" all'hotel Rigopiano.
Insomma il lavoro degli inquirenti è solo all'inizio. Ed emettere già una sentenza di colpevolezza appare quantomeno prematuro. "Una buona parte di questi fatti comunicativi accaduti post evento mi rendo conto che hanno una rilevanza mediatica notevole e possono determinare anche giudizi severi da parte del cittadino - sottolinea il pm - ma
ragionevolmente e sul piano della causalità oggi non appaiono avere una rilevanza elevatissima".
In ogni caso la Procura ha aperto "un unico fascicolo" contro ignoti, che riguarda tutti gli aspetti della vicenda, compresa la "procedura concessoria che ha consentito la realizzazione di questo albergo". Le ipotesi per cui si procede sono quelle di disastro colposo e omicidio plurimo colposo. Non è escluso che si possa arrivare ad un successivo "spacchettamento" dei vari filoni di indagine. "Qualora all'esito della ricostruzione dei fatti dovesse emergere chiaramente che c'era un'assoluta indicazione di dare un ordine di evacuazione e questo non fosse stato dato da chi lo avrebbe dovuto dare - prosegue Tedeschini - allora si potrebbe cominciare a parlare di responsabilità penale".
Ultimo elemento la questione del rischio slavine sottovalutato: "Per quello che mi risulta, Meteomont aveva cominciato a dare un rischio valanga estremamente elevato già da tre quattro giorni prima il momento dell'evento. I miei temi d'inchiesta sono i tempi e le congruità delle risposte del sistema predisposto per questo tipo di situazione. Meteomont è un servizio pubblico, ha determinati destinatari istituzionali dei suoi bollettini. Meteomont ha regolarmente funzionato sempre mandando i suoi bollettini a chi li doveva mandare, ai suoi interlocutori istituzionali. Questo è un fatto, ha funzionato sempre".