Il giustizialismo raddoppia la pena
A Milano il “patto di scambio politico mafioso” è un reato esemplare
L’ottava sezione del tribunale di Milano ha condannato a tredici anni e sei mesi l’ex politico dell’Udc ed ex assessore regionale per la Casa, Domenico Zambetti, e a dodici anni Ambrogio Crespi per “patto di scambio politico mafioso”. Crespi sarebbe stato il tramite per far confluire su Zambetti 2.500 voti, su un totale di 4.000, che il politico avrebbe comprato da giri della ’ndrangheta per le Regionali del 2010. Totale della spesa: 200 mila euro.
Che Crespi sia, tra le altre cose, il premiato autore di documentari su Enzo Tortora e il Capitano Ultimo e del docufilm sul carcere in Italia “Spes Contra Spem”, presentato a Venezia con il ministro della Giustizia Andrea Orlando, sembra non sia importato ai giudici. Della storia politica di Zambetti, che non è Al Capone, tantomeno.
Ma non è qui il punto. Il punto è che la sentenza ha aumentato di tre anni e sei mesi la richiesta della procura per Zambetti, e addirittura raddoppiato la condanna per Crespi. Una evidente ricerca della “esemplarità”. Ha scritto il Corriere della Sera: “Pene che nella loro entità… proiettano su Zambetti un peso storico-politico oggettivamente sproporzionato”, visto che doppiano persino quelle affibbiate a Marcello Dell’Utri o Totò Cuffaro. Pene, soprattutto, rese odiose dal fatto che l’aggravio è dovuto al riconoscimento del concorso esterno in associazione mafiosa, cespuglioso reato che era stato escluso dai pm. Mentre a Milano Di Pietro e Davigo “festeggiano” l’anniversario di Mani pulite davanti a un’aula magna del Palazzo di giustizia deserta – immagine icastica del fallimento degli eccessi giudiziari – nelle attigue aule del tribunale il giustizialismo raddoppia la pena.
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