Sui taxi una riforma definitiva per dire basta alle licenze e ai ricatti
Nel sesto giorno di sciopero illegale contro un emendamento che lascia le cose come stanno, interviene anche Virginia Raggi: “Noi al fianco dei tassisti, in piazza con loro”
Sesto giorno di sciopero illegale dei tassisti: traffico in tilt, strade in stato di guerriglia, assedio alla sede di un partito, scontri con la polizia, esplosioni di bombe carta davanti a Parlamento e ministeri, una città nel caos e un sindaco, Virginia Raggi, che dice: “Noi al fianco dei tassisti, in piazza con loro”. E tutto per un emendamento che lascia le cose come stanno, rinviando di un anno la regolamentazione dei taxi.
E’ evidente che le regole sono vecchie, soprattutto dopo i cambiamenti tecnologici che hanno trasformato questo come ogni altro settore economico. Ciò che la violenza e l’irragionevolezza delle proteste mostrano è che il sistema delle licenze, che affida in esclusiva il servizio taxi, non è (più) un modo per garantire il “servizio pubblico”, ma un’arma in mano ai monopolisti da puntare contro il pubblico.
Non servono piccoli accordi ma una riforma incisiva che superi il sistema delle licenze per un mercato aperto, basato su semplici autorizzazioni che garantiscano standard minimi di sicurezza. Si può anche prevedere una fase transitoria, nel passaggio da un modello a un altro, per rimborsare chi ha da poco acquistato una licenza taxi, con un meccanismo di compartecipazione dei passeggeri (che in cambio avrebbero servizi migliori e più convenienti), oppure attraverso incentivi che rendano il trasporto condiviso più conveniente rispetto all’auto privata. Ma l’obiettivo deve essere la completa liberalizzazione: una normativa aperta all’innovazione, perché il futuro non è Uber, ma le auto senza conducente. Altri compromessi al ribasso servono solo a rimandare il problema e spostare nel futuro gli attriti causati da regole sbagliate.