AAA Cercansi medici abortisti
Il concorso per non obiettori a Roma e un’idea sballata di libertà
Scrivevamo la scorsa settimana, commentando la legge che in Francia intende punire chi farà campagne online contro l’aborto, che in occidente è ormai prassi associare l’idea di diritto e libertà alla morte e non alla vita. In questo solco si inserisce l’iniziativa dell’ospedale San Camillo di Roma, dove la regione Lazio ha assunto due medici dedicati all’interruzione di gravidanza con un concorso riservato a ginecologi non obiettori, dichiarando esplicitamente che in caso di obiezione di coscienza di fronte a un aborto da praticare i due potrebbero essere licenziati. Il governatore della regione, Nicola Zingaretti, ha commentato soddisfatto che così si garantiscono meglio “la libertà e la salute della donna” e ha parlato di “abuso dell’obiezione di coscienza” da limitare. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha espresso riserve sulla correttezza del concorso e ricordato che “l’obiezione di coscienza nel nostro paese è rispettata”. Molto critica la Conferenza episcopale italiana, che per bocca di don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute ha detto che la decisione del San Camillo “snatura l’impianto della legge 194 che non aveva l’obiettivo di indurre all’aborto ma di prevenirlo”. Dalle indagini del ministero della Salute non risulta un numero insufficiente di medici non obiettori per garantire le interruzioni di gravidanza, ma la regione si difende parlando di “attuazione vera della 194”. In nome della difesa di un diritto in realtà già ampiamente tutelato dalla legge, la scelta della regione Lazio discrimina i medici che scelgono di difendere la vita costringendoli a nascondere la propria coscienza in nome di clausole contrattuali inaudite.
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