In Germania la privacy di un escort prevale sul diritto di un bambino di conoscere il padre
Una donna rimane incinta dopo tre notti passate con un gigolò. Ma per motivi di riservatezza i giudici le impediscono di identificarlo e di ricevere gli alimenti
Se passi una notte con un escort (maschio) e resti incinta non hai diritto di conoscere l'identità anagrafica del padre di tuo figlio. Non in Germania almeno, dove la legislazione sulla privacy è una delle più stringenti d'Europa. Così, quando una donna ha chiesto all'albergo di conoscere il nome e il cognome dell'uomo con cui aveva trascorso tre notti nel 2010 e che l'aveva messa incinta, i giudici hanno deciso che i gestori della struttura non sono obbligati a farlo.
L'unico indizio che la donna conosce sull'identità del gigolò è il suo nome di battesimo, Michael. Ma per i giudici di Monaco, che si sono espressi sul caso, non è sicuro che Michael sia il nome vero dell'escort. La sentenza ha stabilito che l'uomo ha “il diritto di controllare i propri dati e proteggere il proprio matrimonio e la propria famiglia”, anche perché nello stesso albergo di Halle dove i due hanno trascorso le tre notti risulta che ci fossero altri tre uomini con lo stesso nome. Così la Corte d'appello di Monaco ha chiuso il caso e ha stabilito che alla donna e a suo figlio Joel, che oggi ha sette anni, non spettano né alimenti né il cognome del padre.
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