L'assurdo dibattito sull'Italia razzista
Quando il caso singolo è trasformato in fenomenologia di massa
Il copione si ripete ormai quasi sempre in modo uguale. Ieri, un gruppo di facinorosi di Forza nuova infastiditi dal parroco che aveva fatto fare il bagno ai migranti. Oggi è la “spedizione punitiva contro i migranti” (copyright Repubblica), ovvero uno scontro fra rifugiati e residenti in un centro di accoglienza a Roma che finisce con le ferite subite da un eritreo. Ma in uno strano gioco lessicale e di grandezza dei titoli sparati bene, un singolo caso diventa subito oggetto di una fenomenologia di massa. E’ questo che ci indicano ogni sera in televisione i massmediologi dell’immigrazione e ogni mattina sui giornali i custodi dell’umanitarismo. Italiani razzisti, altro che brava gente. Come se un caso di intolleranza, come se il bullismo spicciolo, spesso enfatizzato dai titoli di stampa e tv, fossero lo specchio del paese.
L’Italia ha dato tanto, tantissimo in questi due anni in cui il paese è stato alle prese con la crisi dell’immigrazione clandestina. Ha dato tanto nei suoi paesi e nelle sue città, nei suoi centri di accoglienza e nelle sue strade, nei suoi porti che hanno ospitato mezzo milione di migranti. L’Italia non merita di essere trattata come l’hub del razzismo per il gesto di un singolo. Specie quando il copione è scritto dai professionisti dell’antirazzismo che godono a scovare la sentina del pregiudizio collettivo dietro al gesto di ogni singolo poveraccio.
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