Fascisti su carta
L’esagerato allarme su Como e la tecnica di costruirsi il nemico su misura. Persino il ministro Martina ha lanciato per il 9 dicembre “una grande manifestazione contro ogni intolleranza”
La dizione “irruzione di stampo fascista”, nelle pagine locali del Corriere, ci riporta a un’epoca politica antica, ma mettiamo pure che stia tornando di attualità. Che una banda di energumeni di Veneto Fronte Skinheads vada in gita a Como (estero, per loro) per irrompere in un consesso di volontari e imporre la lettura di un volantino “Basta invasione”, che quelli di CasaPound raccolgano voti, non solo a Ostia, ed entrino persino nelle chiese a sorvegliare i parroci, certo è un problema. Forse non proprio per la democrazia, ma di ordine pubblico o di trattamento sanitario. Ma la corsa di Repubblica a descrivere l’Italia come fosse diventata una Notte dei lunghi coltelli in pieno giorno, e lo stato in pericolo come negli anni Venti, o Settanta, e dedicarci quattro pagine, più che ridicolo ha un che di farlocco. Ma sarà l’effetto della nuova grafica.
“Un’Italia stremata, impoverita, dove la banalizzazione del fascismo è considerata normale”, editorialeggia Repubblica, e questo però è l’effetto di un pensiero vecchio. Una roba stile Laura Boldrini che, senza neanche una nuova grafica, ritiene “necessario ricorrere a delle misure adeguate ma anche che sia necessario che ci sia una mobilitazione civile”. Mobilitazione. Anni Settanta. Tanto che oggi persino Maurizio Martina del Pd ha lanciato per il 9 dicembre a Como “una grande manifestazione contro ogni intolleranza”. Ma c’è un che di farlocco, in tutto questo, ed è il soffiare sul pericolo di un estremismo di destra, è creare l’Uomo Nero, da affiancare magari al ritorno di Berlusconi. E’ un’esagerazione per trovare un nemico e sentirsi vivi, in mancanza di risposte migliori su come va il paese (e intanto, sui veri eversivi che vogliono abolire la democrazia, tutti zitti, a occuparsi delle crisi d’amore di Di Maio).
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