La banalità del qualunquismo
"Il cantiere Tap di Melendugno sembra Auschwitz". Michele Emiliano torna a strumentalizzare la Shoah per lotta politica. E’ alle corde
“Il cantiere Tap di Melendugno sembra Auschwitz, se vedete le fotografie è proprio identico. Hanno alzato un muro di cinta con filo spinato, è impressionante”. Pur di mantenere il proscenio mediatico Michele Emiliano è tornato a proporre disgustosi paragoni tra la tragedia della Shoah e le battaglie politico-ideologiche di suo interesse. Dopo l’invito a “rientrare nei limiti di un confronto civile” del ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, il presidente della Puglia s’è poi scusato per avere “inopportunamente utilizzato” un “paragone oggettivamente sbagliato”.
Le scuse di Emiliano paiono pelose, tentano di rimediare a una gaffe inescusabile. Soprattutto perché il magistrato (in aspettativa) dovrebbe rappresentare una categoria di professionisti con senso dello stato e della storia, ma non è nuovo a simili intemerate. “Le parole, specie se dette da un’istituzione, sono pietre”, ha detto Raffaele Fitto notando che Emiliano è avvezzo ad azzardare paragoni con lo sterminio del popolo ebraico: a un vertice istituzionale a Bruxelles aveva paragonato l’abbattimento degli ulivi colpiti dalla Xylella, contromisura per evitare il contagio del patogeno, a “quando nei campi di concentramento della Shoah si uccidevano gli ultimi prigionieri mentre stavano arrivando gli Alleati”.
Ma non è soltanto Emiliano.
Mesi fa, a Bari, un giudice stabilì che un centro per migranti sfigurava il paesaggio pugliese come Auschwitz in Polonia. E’ altrettanto sorprendente che dal Pd di cui Emiliano fa parte non giungano censure, e in particolare da Emanuele Fiano, che ha fatto della lotta all’antisemitismo una sacrosanta bandiera. L’unica attenuante è la condizione di stress di chi ha perso su tutta la linea. Ma la domanda resta: il Pd da che parte sta? Con Emiliano o no? Attendesi risposta, grazie.
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