Milano dice addio ai barconi sui Navigli
Le chiatte dagli anni Ottanta sono state trasformate in locali e ristoranti abusivi
Dopo un contenzioso pluridecennale tra i gestori e il comune, Milano dice addio ai barconi del Naviglio Pavese, trasformati dai primi anni Ottanta in bar-ristoranti abusivi. Il Naviglio non è navigabile ma le chiatte danno l’illusione che lo sia. Una presenza ormai radicata nell'arredo urbano, sebbene contrastata – prima dalle carte bollate e poi dalle gru e dagli operai che l'amministrazione comunale ha messo all'opera dal 3 gennaio. Una squadra incaricata di smontare e rimuovere le cinque chiatte entro l'inizio del primo fine settimana del 2018. A pagare le spese, più di 100.000 euro, sarà intanto Palazzo Marino, che però chiederà poi il conto ai gestori dei locali. L'area di cantiere, tra piazza XXIV Maggio e il ponte di via Gola, è stata isolata con nastri e transenne e controllata da polizia, carabinieri, agenti della polizia locale, protezione civile e sommozzatori. L'impresa ha cominciato con la rimozione degli arredi e del tetto delle imbarcazioni con un ragno meccanico per poi procedere con il sollevamento delle chiatte attraverso una gru e il trasporto eccezionale durante la notte. Per questo, nelle ore notturne, è stata sospesa anche la circolazione dei tram nella zona.
La decisione del Consiglio di stato, che ha sentenziato i barconi dovessero levare gli ormeggi, non significa però che non sarà più possibile attraccare chiatte sugli specchi d'acqua. Scrivono infatti i giudici che "lo spazio acqueo occupato dal barcone costituisce un bene demaniale economicamente contendibile, il quale può essere dato in concessione ai privati, a scopi imprenditoriali, solo all’esito di una procedura comparativa a evidenza pubblica". Non è quindi escluso che un domani gli spazi demaniali occupati dai barconi siano messi a bando. I gestori, comunque, annunciano che continueranno la battaglia legale.