Liliana Segre, il volto dell'Olocausto italiano
Il presidente della Repubblica la nomina senatrice a vita. Un gesto di grande valore contro il negazionismo
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha nominato senatrice a vita Liliana Segre, per “aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale”. Dei 776 bambini italiani che vennero deportati ad Auschwitz, Liliana Segre fu tra i soli venticinque che tornarono indietro. Il padre e i nonni vennero uccisi all’arrivo nel campo di sterminio. Per quarant’anni si è rifiutata, come tanti altri che si sono salvati, di parlare di quello che le era successo. Poi l’urgenza di non smettere più.
Da molti anni, assieme a Shlomo Venezia, la signora Segre è diventata il volto dei sopravvissuti italiani all’Olocausto. Mattarella sa bene che stiamo attraversando un periodo, ormai piuttosto e purtroppo lungo, di acceso e aperto negazionismo dell’Olocausto, di banalizzazione della sua memoria e di feroce antisemitismo di ritorno. Aveva tredici anni Liliana Segre quando fu deportata e non sapeva ancora che essere ebrea, anche se italiana, fosse una colpa. Oggi è di nuovo una colpa essere ebrei in Europa. Per questo la nomina di Liliana Segre ha un grande valore, oltre che politico, anche morale. Fra una settimana si celebrerà la Giornata internazionale di ricordo della strage dei sei milioni di ebrei europei. Una ricorrenza che rischia da tempo di incartarsi in un rito della memoria, stanco e senza più richiami nella società né significato politico. Il Senato italiano che accoglie Liliana Segre gliene restituisce un po’. Il viaggio di Liliana Segre non è ancora finito.
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