Gli spari a Macerata e le responsabilità di chi incendia il clima per interessi elettorali. #stopsciacalli
Vale la pena di interrogarsi sul clima che ha favorito l’impazzimento di Traini, il quale nel 2017 era stato candidato della Lega in una località delle Marche. Il possibile legame personale con Pamela (la ragazza fatta a pezzi da un nigeriano) e le responsabilità politiche di chi attacca gli immigrati. Forza Nuova lo difende
La città di Macerata, solitamente immersa in un tranquillo e un po’ soporifero clima provinciale, ha improvvisamente accentrato l’interesse per due impressionanti fatti di cronaca, probabilmente collegati tra loro. Dopo la scoperta del corpo a pezzi di Pamela Mastropietro, rinchiuso nelle valigie del nigeriano Innocent Osegale, residente a Macerata, è toccato a Luca Traini essere arrestato dopo aver terrorizzato la città con un raid per il quartiere dello spaccio, dove ha sparato agli stranieri, ferendone sei.
E’ ragionevole pensare che le gesta del criminale, originario di Tolentino, siano state originate dalla volontà di compiere un gesto clamoroso contro la comunità di colore della cittadina marchigiana, considerata in blocco responsabile di tutte le nefandezze. Il responsabile di questa azione che ha terrorizzato la città è quasi certamente disturbato, la sua esibizione di patriottismo è insolente e disgustosa (era avvolto in una bandiera tricolore quando è stato fermato dalle forze dell'ordine). Persino inutile insistere sull’ignominia del suo gesto.
Vale la pena forse di interrogarsi sul clima che ha, se non causato, certo favorito l’impazzimento di Traini, il quale nel 2017 era stato candidato della Lega in una località delle Marche, peraltro senza ottenere nemmeno una preferenza, nemmeno la sua. Al di là delle motivazioni personali che hanno spinto Traini a sparare (dalle prime ricostruzioni pare che fosse legato a Pamela) è innegabile che il gesto nasca in un contesto politico e sociale arroventato.
La responsabilità politica della Lega non sta tanto nella incauta candidatura del 2017, ma nelle dichiarazioni incendiarie di Matteo Salvini che, dopo che si è conosciuta l’identità del presunto assassino di Pamela aveva dichiarato: “Immigrato nigeriano, permesso di soggiorno scaduto, spacciatore di droga. E’ questa la ‘risorsa’ fermata per l’omicidio di una ragazza di 18 anni, tagliata a pezzi e abbandonata per strada. Cosa faceva ancora in Italia questo verme? Non scappava dalla guerra, la guerra ce l’ha portata in Italia. La sinistra ha le mani sporche di sangue. Altra morte di Stato”. Salvini naturalmente non invitava a raid a pistolettate bensì chiedeva espulsioni, ma dovrebbe domandarsi se arroventare il clima in questo modo per modesti interessi elettorali non sia un detonatore di azioni ancora più irresponsabili.
Dopo la sparatoria Salvini ha detto che "chiunque spari è un delinquente, a prescindere dal colore della pelle", mentre il segretario del Partito democratico, Matteo Renzi, ha invitato alla calma e alla responsabilità, anche se "verrebbe facile tenere alta la polemica verso chi ogni giorno alimenta l'odio contro di noi. Ma sarebbe un errore".
C'è però anche chi lo difende. E' Forza Nuova, che in una nota ufficiale scrive: "Sarà politicamente scorretto, sarà sconveniente, in campagna elettorale nessuno farà un passo avanti, ma oggi noi ci schieriamo con Luca Traini. Il ragazzo marchigiano arrestato poche ore fa con l’accusa di aver ferito degli immigrati".
Il segretario della Lega concludeva il suo post su Facebook sull'assassino di Pamela con un hashtag che invitava gli italiani a urlare #stopimmigrazione. Noi oggi ve ne proponiamo un altro e lo proponiamo anche a Salvini: #stopsciacalli