La differenza tra manie verdi e progresso
Raggi vieterà il diesel. Ricordi che l’elettrico non è ritorno alla preistoria
Se avessimo scommesso su quale sindaco in Italia avrebbe inaugurato la stagione dei divieti al diesel avremmo vinto puntando tutto su Virginia Raggi. La posizione sul tema ambientale del M5s, i problemi di Roma da nascondere, e il clima generale di avversione al gasolio sono fattori che si legano molto bene, soprattutto in campagna elettorale. Così sul palco di Città del Messico, parlando a una convention sui cambiamenti climatici, il sindaco ha deciso: stop alle automobili diesel nel centro della città.
La data scelta è il 2024, prima di Parigi, Atene, Madrid e Città del Messico, quando in Campidoglio Raggi forse siederà più. Un colpo per tutti i veicoli che ogni giorno passano per il centro, dal car sharing, ai taxi alle auto a noleggio. Sembrano fuori dalla proposta del sindaco gli autobus. Eppure su 2.000 bus, 1.500 sono alimentati a gasolio, compresi gli ultimi 150 acquistati dall’amministrazione Raggi. Dopo il “dieselgate” la questione è ricorrente. Ieri la Corte amministrativa federale di Lipsia ha permesso a Stoccarda e Düsseldorf di poter fermare le automobili a gasolio più inquinanti in certi periodi di forte stress ambientale, e ha concesso la possibilità di fare lo stesso a tutte le amministrazioni comunali tedesche. Per le case Auto americane ed europee l’emancipazione dal diesel sarà molto graduale. Che sia da lezione a futuri governi e ambientalisti da parata che anche il passaggio all’auto elettrica, cui ambiscono con foga, passa sempre dall’approvvigionamento di elettricità da varie fonti, anzitutto idroelettrico, e poi carbone, e (altrove) nucleare. Per viaggiare a “tutta batteria” le infrastrutture servono, e la politica del No a tutto (di cui i grillini sono specialisti) sarà sempre insostenibile. Bando dunque a utopie biciclettare e ritorni alla preistoria “verde”.