Voragini, frane e alluvioni. Ecco quanto rischiano i romani
Uno studio sulla città ci dice che Roma è la capitale europea più esposta al rischio allagamento e che negli ultimi 3 mesi si è aperta in media una voragine ogni 36 ore
Servirebbe un miliardo di euro per mettere al sicuro la città di Roma dal rischio di frane, voragini, alluvioni e esondazioni, che non sono semplici incidenti registrati nelle cronache locali ma criticità strutturali con cause ben precise. Solo per le alluvioni il rischio riguarda 1.135 ettari e 250mila romani su 2,87 milioni di residenti. Numeri che fanno della città la capitale europea con il maggior numero di abitanti, beni culturali, attività economiche, infrastrutture e servizi in aree alluvionabili. Le stime economiche e la mappa delle fragilità del territorio sono state raccolte nel Primo rapporto sul rischio idrogeologico di Roma Capitale presentato oggi a Palazzo Chigi e curato da Italia Sicura, Ispra e Autorità di Distretto idrografico dell’Italia Centrale.
Le voragini
Secondo i dati relativi ai primi tre mesi del 2018 elaborati da Ispra, a Roma si apre una voragine ogni 36 ore. Un numero che doppia quelli registrati nel 2017, quando la media era di una voragine ogni tre-quattro giorni. Come testimoniano anche le cronache recenti, per esempio la buca che si aperta lungo circonvallazione Appia lo scorso 22 marzo, il rischio è più alto nei quartieri Tuscolano, Prenestino e Tiburtino. Cui si aggiungono le zone dell'Aventino, Palatino e Equilino. In generale, quindi, le voragini si concentrano nella parte orientale della città e tendono a formarsi per via della lunga rete di gallerie sotterranee scavate dall'uomo a vario titolo. Da esse, infatti, riaffiora sia la storia di Roma antica, ma anche quella della Roma moderna, con le cave utilizzate per l'estrazione dei materiali da costruzione. Per ora sono stati mappati circa 32 kmq di gallerie, ma molti altri chilometri sono ancora sconosciuti.
Le frane
Balduina, Monte Mario, Monteverde vecchio e viale Tiziano sono invece le zone più colpite da fenomeni franosi su un totale di 28 zone a rischio. Nel complesso si sono registrati 383 fenomeni franosi. Uno degli ultimi casi è quello dello scorso febbraio, quando a Balduina è franata la strada portando con sé sei automobili senza fortunatamente causare feriti. Per mettere in sicurezza le aree interessate servirebbero interventi per 86 milioni di euro.
Alluvioni ed esondazioni
La prima alluvione dopo l'unità d'Italia che ha messo in grave difficoltà la città di Roma è stata nel 1870, quando con precipitazioni di 3.300 mc/s il Tevere straripò allagando la città. Oggi Roma va in tilt con semplici acquazzoni, come quelli del 10 settembre e del 5 novembre scorsi, che hanno messo in difficoltà anche le piste di Fiumicino. “Inutile stupirsi – si legge nel rapporto – quando il sistema fognario è in parte non in perfetta efficienza, manca la corretta e continua manutenzione dei tombini e sono inefficienti e in gran parte scomparse per sversamento di rifiuti e vegetazione spontanea circa 700 km di indispensabili vie d’acqua tributarie del Tevere e dell’Aniene: canali, fossi, sistemi di scolo”. Una condizione che fa fa della Capitale la città più esposta al rischio alluvione d'Europa.
Quanto costa ridurre il rischio?
I lavori necessari per risolvere tutti queste criticità costerebbero un miliardo e quaranta milioni di euro, tra opere di contrasto al rischio alluvione, la messa in sicurezza dal pericolo frane e la manutenzione ordinaria per tenere in efficienza vie d’acqua oggi in stato di grave degrado o addirittura “tombate” da vegetazione spontanea e rifiuti. La spesa più esosa è quella per limitare il rischio di alluvioni, pari a 783 milioni di euro in dieci anni. Mentre per risolvere una volta per tutte l'emergenza buche intervenendo sul rischio voragini basterebbero “solo” 4 milioni di euro all'anno, per un totale di 36 milioni in 9 anni. Tutto inutile, comunque, senza manutenzione generale, che il rapporto stima in 15 milioni di euro l'anno. I primi 104 milioni, che coprono un anno di lavori, sono già disponibili perché previsti nel Piano città metropolitane di Italiasicura, ma per ridurre al minimo il rischio idrogeologico nell'area urbana servono circa 100 milioni di euro all'anno per dieci anni.
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