Mafia, politica, e la doppia morale di Travaglio
Parenti criminali? Nessun problema, ma solo se il candidato è grillino
Insomma anche il Fatto quotidiano, ora, scopre le virtù del garantismo, quando spulcia gli alberi genealogici dei politici. Del che, ovviamente, non si può che rallegrarsi. Dispiace solo, semmai, e un po’ insospettisce, che la confortante svolta di Travaglio & Co. avvenga, guarda caso, in riferimento a un esponente del M5s. Nella fattispecie, ad Andrea Greco, il candidato governatore grillino alle regionali del Molise del 22 aprile, finito al centro della polemica per via di un suo zio – parente acquisito, peraltro – affiliato alla Camorra, ospitato a inizio anni 80, quando era latitante, proprio in casa del padre di Greco, Tommaso, il quale rimarrà poi ferito a causa di un colpo esploso dalla polizia nel corso di un controllo nel 1982. Il tutto, comunque, quando Andrea Greco, classe ’85, non era ancora nato. Cosa che il Fatto mette giustamente in luce: “Cosa c’entra” Greco, si chiede Vincenzo Iurillo, “con le malefatte di uno zio che non ha nemmeno fatto in tempo a conoscere?”. Bene, bravi, bis. Peccato solo che il 15 febbraio scorso, a proposito dell’economista Pietro Navarra – inserito da Renzi nelle liste del Pd in Sicilia in vista delle politiche del 4 marzo e nato dieci anni dopo la morte di suo zio Michele, storico boss dei Corleonesi – Travaglio parlasse così dei milioni di elettori del Pd delusi: “Quelli che – scriveva il direttore – fanno battaglie antimafia in Sicilia rischiando la pelle e si ritrovano in lista il rettore dell’università di Messina Pietro Navarra, nipote del patriarca del clan dei Corleonesi Michele Navarra”. Chissà, forse il punto è che Travaglio si preoccupa più degli elettori del Pd che di quelli del M5s.
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