La Lega contro il ritorno alle urne e le proteste in Russia. Le notizie del giorno in breve
Tutto quello che è successo lunedì in Italia e nel mondo senza fronzoli, fuffa e divagazioni
DALL'ITALIA
Il fondo Elliott conferma il “pieno supporto” ad Amos Genish e spiega che “non c’è alcun piano alternativo” a quello costruito dall’ad di Tim. In una nota diffusa oggi il fondo americano dichiara di avere “fiducia nella capacità del management e di un board indipendente di valutare” le varie iniziative “nell’interesse di massimizzare il valore per gli azionisti”.
Ad aprile l’inflazione rallenta a +0,5 per cento, risultando così in frenata rispetto a marzo (+0,8 per cento). Lo rende noto l’Istat, che spiega come il passo indietro sia dovuto principalmente “all’inversione di tendenza dei prezzi dei beni energetici regolamentati”.
La Lega non punta al ritorno alle urne, dice l’Ansa che cita fonti interne al Carroccio. Matteo Salvini non risponde dunque all’appello lanciato da Luigi Di Maio.
Non c’è alcuna indagine su Inter-Juve aperta dalla procura della Figc, scrive la Gazzetta dello Sport.
Borsa di Milano. Ftse-Mib +0,22 per cento. Differenziale Btp-Bund a 122,40 punti. L’euro chiude in calo a 1,20 sul dollaro.
DAL MONDO
In un attentato a Kabul sono morte 29 persone e i feriti sono più di 10. Nella capitale dell’Afghanistan, due kamikaze hanno colpito la zona vicino al quartier generale della Nato e dell’intelligence afgana. L’attacco è stato rivendicato dallo Stato islamico.
Ora Trump vuole vedere Kim in Corea del sud. Il presidente americano ha scritto su Twitter che la Zona di confine tra Coree potrebbe essere una buona location per l’incontro, smentendo le voci su Singapore e Mongolia.
La May nomina il ministro dell’Interno, è Sajid Javid. L’ex ministro per le Questioni abitative sostituirà Amber Rudd che si è dimessa domenica. Secondo il capo negoziatore per la Brexit, Michel Barnier, c’è il rischio che “i negoziati si concludano senza un accordo”.
In Russia ci sono state delle proteste contro il blocco di Telegram e la censura. Anche l’Iran bloccherà Telegram “per questioni di sicurezza nazionale”.