C'è un indagato per l'omicidio di Soumayla Sacko
Sarebbe un italiano di circa 40 anni che abita a San Calogero ad aver ucciso il sindacalista 29enne del Mali. Se il test sui residui di polvere da sparo dovesse risultare positivo, scatterà l'arresto dell'uomo
Ci sarebbe un primo indagato per l'omicidio di Soumayla Sacko, il 29enne del Mali ucciso a colpi di fucile sabato sera a San Calogero, in Calabria. Nel corso del pomeriggio, i carabinieri della compagnia di Tropea e della stazione di San Calogero hanno notificato ad un uomo del posto un "avviso della persona indagata" e contestuale "notifica di accertamenti tecnici non ripetibili".
Con "accertamento tecnico non ripetibile" si intende la prova dello stub, l'esame per accertare la presenza di residui da sparo sulle mani e sui vestiti. Una tecnica frequente per rilevare tracce di polveri esplosive è il metodo “SEM-EDX”, ossia la microscopia elettronica abbinata alla microanalisi a dispersione di raggi x. Si tratta in pratica di un tubetto di metallo o di plastica, chiuso alle estremità da due tappi di gomma, adoperato dalla polizia per eseguire la prova su persone indiziate di aver azionato un’arma da fuoco: si effettua applicando sulle mani della persona (di solito nell’incavo tra pollice e indice) l’adesivo di cui il tubetto è munito, il quale ne asporta, ove siano presenti, i microscopici globuli costituiti da una lega di piombo, antimonio e bario provenienti dall’innesco della cartuccia. La prova, che per dare i risultati migliori dovrebbe essere effettuata entro 4-5 ore dal presunto impiego dell’arma, è risultata più attendibile di quella, molto nota, del "guanto di paraffina". Un accertamento che determinerà se proseguire le indagini. Se dovesse risultare positivo, infatti, pare scontato che nei confronti dell'uomo scatterà l'arresto dell'uomo sulla cui identità c'è il massimo riserbo della Procura e dei carabinieri. Secondo quanto appreso dall'Ansa si tratta di un italiano di circa 40 anni che abita a San Calogero. Oggi intanto, c'è stato il conferimento dell'incarico per l'autopsia sul corpo di Soumayla affidato al medico legale Katiuscia Bisogna.
Soumayla Sacko era in Italia, regolare, da 5 anni, per lavorare e mandare i soldi in Mali alla giovane moglie e alla figlia di 5 anni. Era in prima fila nelle lotte dell'Usb per i diritti dei braccianti e il sindacato, in suo nome e nel nome dei diritti di tutti quelli sfruttati della piana di Gioia Tauro, ieri ha indetto uno sciopero. "Che abbiamo fatto? Guardate come viviamo, che vita bruttissima facciamo. Nessuno vive così, non siamo animali", hanno protestato ai microfoni di Askanews i braccianti africani di San Ferdinando, dove vivono molti migranti che, come Sacko, per pochi euro al giorno raccolgono gli agrumi nella piana.