Raggi in procura e Manafort in prigione. Le notizie del giorno, in breve
Tutto quello che è successo venerdì in Italia e nel mondo senza fronzoli, fuffa e divagazioni
DALL'ITALIA
Intesa tra Italia e Francia sulla questione dei migranti. Giuseppe Conte e Emmanuel Macron, al termine di un incontro all’Eliseo, ribadiscono la volontà comune di riformare il trattato di Dublino. “Dobbiamo creare centri di protezione europei nei paesi di origine e di transito”, ha detto il premier italiano. “Diffido di queste formule, che non hanno portato fortuna nella storia”, ha detto il presidente francese in riferimento all’“asse dei volenterosi” (Roma-Berlino-Vienna) proposto dal presidente austriaco Sebastian Kurz.
Virginia Raggi interrogata in procura come persona informata sui fatti nell’inchiesta sullo stadio della Roma.
Giovanni Malagò, il presidente del Coni indagato, ha chiesto di essere interrogato per chiarire la sua posizione.
Richiesta di interrogazione per Bonafede, il ministro della Giustizia che dovrà riferire al Senato sui suoi rapporti con Luca Lanzalone, ex presidente dell’Acea.
Borsa di Milano. Ftse-Mib -1,32 per cento. Differenziale Btp-Bund a 221 punti. L’euro chiude in rialzo a 1,16 sul dollaro.
DAL MONDO
Paul Manafort dovrà andare in prigione. Il giudice federale Amy Berman Jackson ha revocato gli arresti domiciliari sulla base di nuove accuse contro l’ex capo della campagna elettorale di Donald Trump mosse dal procuratore speciale Robert Mueller nell’ambito dell’inchiesta sul Russiagate.
Donald Trump ha annunciato dazi contro la Cina per 50 miliardi di dollari. Scatteranno in due fasi, le prime tariffe saranno attive già dal 6 luglio.
Continua l’offensiva in Yemen, nella città portuale di Hodeidah, contro i ribelli Houthi. Una coalizione di forze arabe a guida saudita ha bloccato gli accessi all’aeroporto.
A Colonia è stato arrestato un tunisino con l’accusa di terrorismo. Secondo la polizia tedesca, che ha perquisito l’abitazione, l’uomo stava preparando un veleno molto potente chiamato ricina.
Boris Becker ha chiesto l’immunità diplomatica per bloccare un esproprio di beni. Nel 2017 l’ex tennista tedesco era stato condannato per bancarotta.