Peggio la satira o un governo che fa satira?
Indignarsi per Charlie Hebdo, o per quel che dicono certi ministri?
La copertina lascia un po’ a desiderare, “construit par des italiens… Nettoyé par des migrants”. Costruito dagli italiani e spazzato dai migranti, non una gran battuta. Ovviamente lo sfondo è il ponte Morandi. E viene più che altro malinconia, proprio non si ha voglia di stare a pensarlo, che Charlie Hebdo non è più lui, da quel giorno. Ma l’argomento di queste righe non è la satira, né la sua qualità. Difenderemo sempre anche il cattivo gusto, o il poco gusto di una vignetta: fintantoché è satira. Il problema vero, il problema grave, per il nostro paese e la sua auto-percezione, è quando la satira e il cattivo gusto si trasformano in politica. E’ allora che ci si dovrebbe preoccupare.
Molta indignazione si è subito alzata, ieri sul web ma anche dalla bocca di esponenti politici, per la copertina dell’ultimo numero del settimanale umoristico francese, che prende spunto dalla tragedia di Genova. Il minimo comun denominatore delle reazioni è stato: cinismo macabro, orgoglio italiano offeso. A noi, lo abbiamo detto, la copertina non fa né caldo né freddo. Quello che ci fa tanto ridere (diciamo così) è vedere un paese che si indigna per un disegno ma che non si è indignato per i “pagheranno caro”, per i “non abbiamo bisogno di aspettare i processi”, per i fischi partigiani ai politici, per i selfie sorridenti e offensivi davanti alle bare, per i portavoce di governo che fanno pubblicamente la conta dei giornali amici e di quelli critici. Un paese che non si indigna per il gioco delle tre carte del ministro dello Sviluppo sull’Ilva, o per un ministro dell’Interno cinicamente e comicamente preoccupato di non far sbarcare sulle nostre coste migranti “adulti robusti, palestrati e vaccinati”, come se arrivassero da una crociera. Ecco, un paese che non si indigna per questa cattiva satira al potere ha perso il diritto di indignarsi per la satira, quando è solo disegnata.
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