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Che cos'è il blackout game?

Redazione

Un quattordicenne di Milano potrebbe essere morto a causa di questo "gioco". Ecco in cosa consiste il fenomeno che in America avrebbe già ucciso oltre 80 adolescenti

Non c'è niente da ridere nel vedere qualcuno soffocare eppure soffocare sembra essere divertente, un'esperienza da fare. Lo chiamano blackout (o black out) game, altrimenti chiamato "gioco dello svenimento", ma anche choking game, black hole, flatline game, gasp game e in decine di altri modi. Altro non è che rimanere il più a lungo possibile senza ossigeno. Per alcuni è una prova di coraggio, il dimostrare di essere meglio degli altri, più forti e coraggiosi. Per altri è una pratica come un'altra per "farsi" di euforia da asfissia, ossia lo stato confusionale dovuto alla ipercapnia, l'eccessiva concentrazione di anidride carbonica nel sangue, che può portare a uno stato di incoscienza e a quelle che vengono definite volgarmente come "visioni mistiche" e che altro non sono che un rallentamento dell'attività celebrale e una conseguente distorsione delle percezioni sensoriali. Tutto ciò viene filmato o fatto in diretta social. In Italia lo si conosce da diversi mesi ed è diventato argomento di dibattito da quando si è appreso che potrebbe aver causato la morte di un ragazzo milanese di 14 anni (anche se gli inquirenti non sono ancora certi di questo).

  

La diffusione di questo fenomeno che a torto viene considerato un gioco non è conosciuta in Italia, né ci sono stime attendibili sui suoi impatti, ma tra America e Regno Unito si è a conoscenza sin dalla metà degli anni Novanta di casi di morte per blackout game. Sarebbero 82 i bambini di età compresa tra 6 e 19 anni che sono deceduti per questo motivo negli States tra il 1995 e il 2007, anno dell'ultimo rapporto del Centers for Disease Control and Prevention. Ma questo dato potrebbe, ha ammesso il centro, essere notevolmente aumentato a causa della facilità di diffusione di video e "tutorial" in rete. Decine di casi di cronaca raccontano inoltre di adolescenti in pericolo di vita, feriti o che hanno riportato lesioni di diverso tipo. 

 

 

Ridurre l'afflusso di ossigeno al cervello per aumentare la produzione di endorfine e quindi aumentare il piacere è una pratica antica, che già è stata riscontrata sia nella Grecia classica, sia nelle popolazioni precolombiane. Il soffocamento d'altronde può sia aumentare la percezione del piacere, sia essere utilizzato per produrre o autoprodurre sensazione di libidine e appagamento sessuale, oltre che simulare in qualche maniera l'orgasmo. Nelle cronache francesi del settecento molti morti per impiccagione venivano descritti come sessualmente appagati. In uno dei primi trattati giapponesi del Novecento sul Kinbaku, l'arte della legatura erotica, era ben evidenziato però che l'asfissia erotica non può essere un atto improvvisato, ma deve seguire un "approfondito e colto rituale di preparazione", perché "l'atto del togliere il respiro non può e non deve lasciare spazio all'imperizia". Insomma, trasportato il messaggio ai giorni d'oggi, bisogna approfondire, non affidarsi a un tutorial su YouTube. E in questo trasporto c'è la differenza tra queste usanze antiche e il blackout game. 

  

La morte del ragazzo milanese, ancora non attribuita con certezza al blackout game, ha allertato genitori e chi si occupa di giovani. Lo stesso che si era diffuso per il Knockout game, la pratica di tirare pugni a caso alla gente con lo scopo di stenderli a terra, e il Blue Whale, ossia il non si sa quanto verificato percorso a tappe che porterebbe un giovane al suicidio. In tutte e tre questi fenomeni non è mai stato possibile stimare con certezza il numero di "praticanti", né tantomeno quello delle vittime, ma sono accomunati, almeno per gli studiosi, dalla voglia dei giovani di superare i limiti della quotidianità per cercare esperienze forti. Un limite che in questi ultimi decenni si è sempre più alzato e che, in alcuni casi, si alzato a tal punto da coincidere con la morte e che molte volte non viene percepito come tale.

 

In una lettera affidata al sito pareti.it – il padre e il figlio era appassionati di arrampicata –, i genitori del ragazzo scrivono: "Fate il più possibile per far capire ai vostri figli che possono sempre parlare con voi, devono saper trovare in voi una sponda, una guida che li aiuti a capire se e quali rischi non hanno valutato. Noi pensiamo di averlo sempre fatto con Igor, eppure non è bastato. Quindi cercate di fare ancora di più, perché tutti i ragazzi nella loro adolescenza saranno accompagnati dal senso di onnipotenza che se da una parte gli permette di affrontare il mondo, dall'altra può essere fatale".

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