Salvare Venezia dalle navi e da Toninelli
Brugnaro e Zaia farebbero bene a tutelarsi dai rischi e dalla cattiva politica
La fortuna arride agli audaci e ai navigatori, dunque non ci sarà il tre dopo il due di domenica, quando una grande nave da crociera, avvolta nella tempesta, ha rischiato la collisione con uno yacht a poche decine di metri dalla Riva dei Sette Martiri, davanti alla Biennale di Venezia. Il parlar chiaro è una virtù per un politico, e il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, lunedì aveva tutte le ragioni nel dichiarare che “la responsabilità maggiore di quanto è accaduto e di quello che potrà accadere in futuro è di chi non ha deciso in questi mesi”, cioè del ministro competente (diciamo) Danilo Toninelli. E’ lui ad avere “i poteri funzionali sull’intera filiera portuale”, ha specificato il sindaco. Ed è il ministro delle Infrastrutture a tenere bloccato il progetto, approvato da tutto gli organi competenti, che sposterebbe la rotta delle grandi navi, pur consentendone l’ingresso in laguna.
Ma la fortuna e il parlar chiaro fanno quello che possono. Brugnaro, e con lui anche il governatore Zaia – che giusto domenica festeggiava un successo d’immagine un po’ inutile, quello delle colline del prosecco tutelate dall’Unesco, mentre sull’agognata autonomia il governo non batte chiodo – non possono non sapere che, accadesse davvero un incidente, sarebbero loro, politicamente, a pagare le conseguenze. Più e prima di un ministro lontano e inadeguato (lunedì ha replicato “siamo vicini a una soluzione seria per mettere fuori le grandi navi da Venezia”, ma nessuno sa bene quale). Senza interventi, subito, che risolvano quantomeno l’emergenza, Brugnaro e Zaia oltre a parlar chiaro dovrebbero mettere in sicurezza la laguna e il loro operato di amministratori. A costo di fare come Salvini con i migranti e chiudere i porti. Un atto dimostrativo e responsabile (certo non indolore, certo economicamente costoso) finché il ministro non avrà fatto quel che deve. Ma non sarebbe solo un atto amministrativo: sarebbe anche un atto di buona politica. Bisogna decidere e fare, altrimenti affonda il paese, e non soltanto Venezia.
Politicamente corretto e panettone
L'immancabile ritorno di “Una poltrona per due” risveglia i wokisti indignati
Una luce dietro il rischio