È morto Vincent Lambert

Dopo dieci giorni di inedia forzata il quarantaduenne francese in stato di coscienza minima ha smesso di respirare alle 8.24 di questa mattina al Policlinico di Reims

Vincent Lambert è morto alle 8.24 di questa mattina al Policlinico di Reims dopo dieci giorni di inedia forzata. Al quarantaduenne, che per quasi undici anni ha vissuto in uno stato di coscienza minima a causa un incidente automobilistico, era stata disposta la sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione dopo che la Cassazione francese aveva dato ragione alle moglie che da oltre un decennio aveva portato avanti un battaglia legale per “lasciare andare” il marito paralizzato, nonostante le richieste dei genitori di non interrompere le cure. "Non lo accettiamo, ma possiamo solo rassegnarci, è finita”, avevano scritto Viviane e Pierre Lambert due giorni fa.

 

"La morte di Vincent Lambert e la sua storia sono una sconfitta per la nostra umanità", ha scritto in un tweet mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita.

 

La morte di Lambert segna così, come abbiamo scritto in un recente editoriale, non "tanto la sconfitta dei genitori di Lambert, bollati da certa stampa benpensante come degli anziani lefebvriani, cioè di due cattolici estremisti e quindi mossi dall’ideologia. Ma è anche la sconfitta – ed è quello che poco si sottolinea – delle centinaia di medici che hanno sottoscritto un appello contro l’interruzione di idratazione e alimentazione, non ravvisando i presupposti per farlo. Posizione scomoda, troppo controcorrente in un paese dove il suo presidente, chiamato in causa, ha detto di non voler intervenire essendovi sul tema 'posizioni non univoche'".

 

Sempre su queste colonne, Ferdinando Cancelli aveva raccontato la vicenda sottolinenando come "Vincent non era, almeno fino a quando idratazione e nutrizione erano in atto, un paziente in fase terminale di malattia. Era piuttosto un paziente gravemente disabile, quasi sicuramente senza possibilità di miglioramento ma non in fase finale di malattia. Vincent non era un paziente con sintomi disturbanti, almeno fino a quando idratazione e nutrizione erano in atto: non mostrava dolore, non faticava a respirare, non aveva nausea o conati di vomito, non era agitato. Con la sospensione di idratazione e nutrizione vi è il fondato timore che i sintomi compaiano e proprio per tale motivo vengono iniziate terapie contro il dolore e viene mantenuto uno stato di sedazione profonda e continua fino al decesso. Vincent non ha scritto o trasmesso in alcun modo una direttiva anticipata di trattamento: detto in altre parole, non sapremo mai se lui avrebbe voluto continuare o meno a essere nutrito e idratato. Vincent non è inoltre un paziente per il quale i familiari abbiano trovato un accordo, anzi si teme che dietro la battaglia che divide i genitori dalla nuora vi siano motivi che con la malattia di Vincent non c’entrano molto. Vincent è un malato che costa".

 

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