È morto Davide Vannoni, ideatore del “metodo Stamina”
Coinvolto in diversi procedimenti giudiziari, era malato da tempo
È morto in ospedale a Torino Davide Vannoni, 53 anni, ideatore del “metodo Stamina”, che prevedeva la cura con le staminali di malattie neurodegenerative. Vannoni aveva studiato Scienza della comunicazione ma si era improvvisato ricercatore e presiedeva la Stamina Foundation, cancellata nel 2014 dall'anagrafe delle onlus per violazione delle norme che prevedono i requisiti per il riconoscimento, mancanza di personalità giuridica e carenze dello statuto. “Il mio cliente – ha spiegato il suo avvocato, che ne ha dato notizia – era malato da tempo, tanto che in occasione dell'ultimo arresto, quando venne accusato di aver ripreso la pratica del metodo Stamina all'estero, era stato ristretto anziché in carcere nel reparto delle Molinette e poi successivamente, all'esito della perizia sulle sue condizioni di salute, scarcerato”. Coinvolto in diversi procedimenti, attualmente era in attesa di giudizio per il processo Stamina bis che era stato trasferito a Roma a seguito di un'eccezione sollevata dai suoi difensori.
“Mi dispiace della sua morte, ma credo che la sua figura non abbia giovato alla reputazione dell'Italia nel campo dei farmaci e della ricerca. Stendiamo un velo pietoso, ora, sulle sue attività cosiddette attività scientifiche”, ha commentato Silvio Garattini, farmacologo e fondatore dell'Istituto Mario Negri. Per il virologo Roberto Burioni “è stata una vergogna la somministrazione di questo metodo negli ospedali pubblici. Sul lato umano non c'è molto da dire: parce sepulto”.
Stamina, tra Iene, grillini e pm: un caso politico e mediatico
Il presunto trattamento era risultato privo di validità scientifica. Sia gli esperti del ministero della Salute sia le inchieste della magistratura ne avevano determinato la non applicabilità medica. Eppure il “metodo Stamina” aveva suscitato grande clamore mediatico e politico. Beppe Grillo aveva rilanciato sul Sacro blog le proteste dei malati che volevano usare il metodo, il M5s aveva appoggiato in piazza le manifestazioni delle associazioni pro Stamina e in Parlamento era arrivato a dichiarare: “Il MoVimento ritiene che il metodo Stamina sia efficace”. Dopotutto chi se ne importa di sperimentazioni e verifiche della comunità scientifica, nell’epoca della democrazia diretta decide il M5s.
I grillini avevano addirittura presentato una mozione di sfiducia contro l'allora ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per i suoi pregiudizi contro Stamina. Ma furono soprattutto Le Iene a suggerire, in una ventina di servizi curati da Giulio Golia, che il “metodo Stamina” fosse una cura efficace o addirittura in grado di bloccare il decorso di malattie neurodegenerative. La trasmissione venne criticata da molti scienziati e dall'Aifa. In seguito, le Iene avevano trasmesso un servizio per riassumere le puntate precedenti, al termine del quale Golia aveva dichiarato che lo scopo delle puntate non era di diffondere l'idea che il metodo Stamina funzionasse, e aveva chiesto scusa agli spettatori.
Anche la magistratura fece la sua parte: in alcuni casi la supplenza dei giudici non si è accontentata di sostituirsi alla politica ma si è arrogata, oltretutto in modo caotico e contraddittorio, prerogative di esclusiva competenza sanitaria. Così, per un giudice che ordinava a un ospedale di somministrare cure secondo il pluribocciato metodo Stamina, un altro interveniva a vietare le stesse cure. Paradossi d'Italia.
Per approfondire
Politicamente corretto e panettone
L'immancabile ritorno di “Una poltrona per due” risveglia i wokisti indignati
Una luce dietro il rischio