Mutatis mutande
Assolto il vigile di Sanremo. Lezioni per i furbetti dell’indignazione
Il cartellino per controllare la presenza, il tornello per verificare l’ingresso avvenuto, la telecamera che inquadra il momento fatale della timbratura e poi la polizia giudiziaria, impegnata nell’operazione “Stakhanov”, si chiamava proprio così, che riguarda i filmati della telecamera e quindi i giornali e le televisioni che immortalano l’uomo in mutande. Tante energie, fiumi di indignazione, per arrivare al processo, cui anelava il vigile di Sanremo sputtanato su tutte le reti (dopo è andato avanti riparando elettrodomestici, mentre anche i suoi familiari venivano fatti oggetto di offese e discriminazioni), e sentire pronunciare in sentenza che il fatto non sussiste. Il vigile Alberto Muraglia il suo dovere quel giorno del 2015, e pure i precedenti, lo aveva fatto. Si era alzato alle 5.30 ed era andato ad aprire i cancelli del mercato ortofrutticolo controllando che non ci fossero automobili a occupare gli spazi dei banchi. Era sceso in abiti borghesi, poi era risalito a casa (alloggio attiguo al mercato) per mettere la divisa, ma, richiamato in corsa per un’auto da far spostare, aveva dovuto affrettarsi ed era successo che scendesse a timbrare così come si trovava, cioè in mutande, per poi risalire di corsa a mettere gli abiti di ordinanza. Insomma aveva eseguito i suoi compiti. La sua sfortuna fu la mutanda, perché l’esposizione della debolezza, in mutande siamo tutti vulnerabili, esalta l’ottusa violenza di chi cerca un simbolo per sostanziare un qualche male astratto (l’assenteismo) e poi su quel simbolo scarica i peggiori sentimenti, con la prevedibile concorrenza dell’informazione. Qualcuno già si è indignato per l’assoluzione e va avanti come prima, contro il simbolo e contro la mutanda. A chi, invece, vuol ragionare e magari ha responsabilità pubbliche si potrebbe suggerire di trarre da questa vicenda una indicazione utile. E proporre di abolire la vigilanza occhiuta e militaresca e passare a controlli intelligenti, ad esempio con indici di produttività. Superare i cartellini e le relative furbizie e ragionare in termini di obiettivi in tutto il pubblico impiego sarebbe un bel passo avanti e anche un proficuo terreno su cui dialogare con i sindacati, magari rivolgendo prima due parole di scusa al vigile Muraglia.
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